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Il Partito democratico sfiducia Enrico Letta. Abbraccia "l'ambizione smisurata" di Matteo Renzi e lancia il segretario verso la guida di un governo "nuovo". Con l'obiettivo di un "cambiamento radicale" e l'orizzonte del 2018.

Renzi ha dalla sua la grande maggioranza della direzione dem. Letta, che del Pd è stato vicesegretario, assiste da Palazzo Chigi al voto che dichiara chiusa la stagione del suo esecutivo. E ne prende atto. Oggi, dopo un ultimo Consiglio dei ministri, rassegnerà le dimissioni nelle mani del capo dello Stato. In una giornata ad alta tensione, fino all'ultimo la 'diplomazia' dem prova a convincere Letta a farsi da parte ed evitare al Pd il rito di un voto di 'sfiducia'.

ALFANO E I MINISTRI - Questo governo "viene fatto cadere in esito allo scontro interno al Pd" chiarisce il leader di Ncd, Angelino Alfano, in conferenza stampa. Se nel nuovo esecutivo "non si avranno le condizioni politiche per far valere le nostre istanze noi diremo no alla nascita del nuovo governo". ''Per noi non sarà un governo politico", aggiunge il leader di Ncd. Dopo aver ascoltato l'intervento di Matteo Renzi alla Direzione del Pd, Angelino Alfano e i ministri di Ncd (Lupi, Quagliariello e Lorenzin),avevano raggiunto Letta a palazzo Chigi. "O si fanno grandi cose o per fare le piccole cose è meglio andare a votare": così Angelino Alfano. "Non siamo innamorati della durata di una legislatura fino al 2018", ha aggiunto Alfano. "Il governo avrebbe meritato parole più generose dal Pd. Mi sento in dovere di coscienza di spendere rispetto a questa esperienza di governo parole più generose di quelle sentite nella Direzione del Pd".

GLI ALTRI INTERVENTI - La relazione di Renzi è stata accolta senza particolari scossoni dall'assemblea piddina. Gianni Cuperlo, principale avversario del sindaco alle primarie, ha preso atto della richiesta del leader e ha chiesto, senza risultato, di soprassedere sul voto, adeguandosi poi alla posizione della maggioranza. Il capogruppo al Senato, Luigi Zanda, ha invece subito avallato la linea di Renzi parlando di una 'accelerazione necessaria' e auspicando un nuovo esecutivo 'che abbia la possibilità di durare e governare per l'intera legislatura'. Favorevole anche il capogruppo dei deputati, Roberto Speranza, secondo cui 'la grande famiglia del Pd mette sulle sue spalle senza infingimenti la grande sfida delle riforme e del cambiamento del Paese. Questo partito è l'unico che può veramente provare a cambiare l'Italia'. Solo Pippo Civati , tra i big del partito, è in controtendenza: 'I dubbi sulle larghe intese restano. Non capisco perché cambiare il premier dovrebbe cambiare qualcosa'. Alcuni esponenti lettiani hanno invece deciso di lasciare la sala per non prendere parte alla votazione.