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Alla fine, dopo una "maratona" di quasi 11 ore, il governo Renzi incassa all'una di notte la fiducia al Senato con 169 "sì"" e 139 "no", cioè con 4 consensi in meno rispetto all'esecutivo Letta.

Così a causa dei lavori che a Palazzo Madama sono slittati di oltre un'ora, il segretario ottienel'ok di un ramo del Parlamento nello stesso giorno in cui dovrebbe ottenerlo anche dalla Camera. A Montecitorio, infatti, l'Assemblea è convocata per questa mattina.

Per quello che riguarda i numeri, a Palazzo Madama, i voti ottenuti da Renzi vengono confrontati con quelli che Letta ottenne nel voto di fiducia dell'11 dicembre scorso, subito dopo la fuoriuscita di FI dalla maggioranza. L'ex premier, in quell'occasione prese 173 "sì" di cui 31 da Ncd, 3 da Gal, 107 dal Pd (Grasso non votò), 8 da Sc, 12 da PI e 12 dal gruppo Autonomie. Oggi, Renzi ne riceve 169 di cui 31 del Ncd; uno solo di Gal (Letta ne ebbe 3) cioè Michelino Davico; 107 del Pd (anche stavolta Grasso non ha votato); 8 di Scelta Civica; 11 di "Per l'Italia"; 11 dal gruppo Autonomie, assente stavolta Elena Cattaneo.



Gli unici voti di differenza sono, quindi, i due senatori di Gal Giuseppe Compagnone e Antonio Scavone che per Letta, invece, votarono "sì". Mentre stavolta l'unico del gruppo che si è lasciato convincere dal premier del Pd è Michelino Davico. Poi, da segnalare c'è l'assenza dei tre senatori a vita: Carlo Azeglio Ciampi, Renzo Piano ed Elena Cattaneo. Carlo Rubbia, invece, ha votato in tutte e due le occasioni. Il problema, che emerge alla fine del voto, è che la maggioranza è sempre più risicata e il lavoro nelle commissioni continuerà a risultare ugualmente difficile. Il Senato, insomma, continuerà a rappresentare un passaggio critico per il governo, soprattutto per il pacchetto riforme che, come ha ribadito Renzi in Aula, resta una delle priorità del nuovo esecutivo.

A differenziarsi è stato anche il senatore ligure Maurizio Rossi, con una presa di posizione esplicita che lo ha indotto a non prendere parte al voto: "Non mi e' piaciuto il discorso di Renzi, fatto più per le telecamere che per disegnare un programma e spiegare come realizzarlo. Ovviamente come italiano mi auguro che il Governo sappia trovare una strada per risolvere i problemi del Paese. Ho forti dubbi, ma come ho avuto modo di ascoltare da molti amici e sostenitori di Liguria Civica, proviamo anche questa prima di andare al voto”. Rossi ha però anche toni più concilianti nelle sue considerazioni: “Come ligure non posso non prendere atto che ci sono due ministri liguri, che mi auguro possano portare una maggiore attenzione al nostro territorio, tramite la conferma del Ministro Lupi, che ben conosce ormai i nostri problemi e tramite la nomina di Stefania Giannini, per cui nutro una particolare stima e che ben conosco, avendo iniziato con lei l'avventura politica un anno fa.Vediamo come partirà questo Governo e valuteremo le sue decisioni di volta in volta, senza alcun preconcetto né posizioni precostituite, nel solo interesse del Paese e della nostra Liguria".