Vujadin Boskov era speciale. Una di quelle figure che la storia la scrivono.
Il mister l'ha fatto con i colori della Sampdoria, in quegli anni meravigliosi che noi tifosi blucerchiati, con mio papà presidente, abbiamo vissuto, ma lasciando anche un enorme contributo a tutto il mondo del calcio. Quando si ricorda qualcuno che ci ha lasciati, in genere, c'è sempre spazio per la tristezza, per il dolore. Anche su questo fronte Boskov rappresenta l'eccezione: in queste ore gli speciali di tutte le tv italiane infatti proiettano sugli schermi le imprese degli anni magici della nostra Samp, e rivedendo le immagini e ascoltando commenti di Vujadin in coda alle partite non riesco a non sorridere. Era unico. Quell'allegria sempre percepibile, le sue frasi celebri, i suoi aneddoti.
Tra le sue moltissime frasi celebri, oltre alla storica "rigore è quando arbitro fischia", ricordo anche per l'amicizia che mi lega ad Attilio, la frase che lo riguarda "Lombardo è come pendolino che esce di galleria".
In questo senso porto ad esempio l'intervista, rivista ieri sera in tv, dopo il derby perso col gol di Branco, così simpaticamente sdrammatizzante. E allora sorrido, come sorridevo allora e penso che oggi, ricordando il mister ci si possa anche un attimo fermare a riflettere. Vuja, un insegnamento che tantissimi dovrebbero seguire in questo mondo dove vince chi grida più forte....
Con mio papà il rapporto era incredibile. Erano in sintonia su molte cose e le foto che li ritraggono sono emblematiche: impossibile trovarne una senza sorrisi. Altrettanto speciale il rapporto personale che mi legava a lui. E qui voglio condividere con tutti uno splendido ricordo. Era il 1989. La Samp il 28 giugno a Cremona affrontava il Napoli per la finale di Coppa Italia. Gara di ritorno. Squadra in ritiro a Salsomaggiore e io, incinta di 7 mesi abbondanti, da tifosa appassionata, raggiunsi da sola in auto il gruppo. Appena arrivata Boskov mi tirò le orecchie. Era preoccupatissimo per la mia gravidanza e ci mise un poco a digerire quel viaggio. Poi però tornò lui, inimitabile, quando mi chiese: "Quando nasce bambino?", risposi che entro il 10 agosto avrei partorito e lui ci giocò sopra: "Scommettiamo che arriva dopo il 15?". Accettai la scommessa. Com'è finita? Mio figlio Nicolò è nato alle 5.30 di mattina del 16 agosto. Vuja ci prese anche lì, vinse per 5 ore.... e io gli pagai una cena.
Ma questo è davvero solo uno dei mille momenti vissuti al suo fianco. Un uomo meraviglioso con una moglie stupenda, Yelena, sempre al suo fianco, che ho avuto la fortuna di reincontrare l'estate scorsa. Lui già non stava bene da tempo ma davanti a me ho trovato una donna forte. Per questo, in coda al mio ricordo, mi piace abbracciare idealmente anche lei, così come la loro figlia Aleksandra, in queste ore di dolore e tristezza.
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Francesca Mantovani: "Il mio ricordo di Vujadin Boskov"
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