Un lavoro certosino, per analizzare i filmati di 6 giorni: dal 23 aprile, quando la campana di plastica di fronte al Commissariato Prè era stata svuotata per l’ultima volta, fino alle 14 di lunedì, quando il contenitore è esploso a causa di un ordigno. Un lavoro complicato e lento “Anche perché vedere una persona che getta qualcosa in quel contenitore non significa automaticamente che sia stato lui a mettere l’ordigno”.
Ulteriore complicazione: l’assenza di rivendicazioni non ha consentito di restringere lo spettro delle indagini e concentrarsi su gruppi di persone già note alle forze dell’ordine. Il tutto senza che a Genova vi sia memoria di episodi simili. Il pensiero va al 29 marzo 2004 con l’attentato alla caserma Ilardi di Sturla. In quel caso però le esplosioni furono due: la prima per richiamare l’attenzione e attirare gli uomini delle forze dell’ordine, e la seconda per fare male.
Il tutto esattamente dieci anni e un mese prima dell’episodio di Via Balbi: forse solo una coincidenza. All’epoca arrivò la rivendicazione del gruppo anarchico “Fai Brigata 20 luglio”. Episodi simili, ma lontani nel tempo e nelle modalità. Un aiuto arriverà anche dalle indagini sull’ordigno: modalità di innesco e tipologia di esplosivo saranno elementi che potranno dare indicazioni utili. MA non sarà una questione di giorni.
cronaca
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