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La riforma del Senato frena sotto le pressioni di Forza Italia e davanti all’ostacolo dell’immunità parlamentare. Lo scudo per i senatori, che a detta della Boschi “non è centrale”, non piace quasi a nessuno, solo Ncd ha espresso consenso. Il partito di Berlusconi resta perplesso sugli emendamenti, ma secondo Guerini (Pd) “l’accordo col Nazareno reggerà”. Nessuna apertura dal M5S, che definisce il ddl del Governo “una nuova vergogna” dopo il Porcellum.

La nuova camera di Palazzo Madama, così come disegnata dal Nazareno, prevede l’immunità per i cento sindaci e consiglieri nominati a livello locale. E mentre i primi cittadini dei principali capoluoghi italiani definiscono “paradossale” questa garanzia per loro che abitualmente operano senza, per Maria Elena Boschi si tratta di un punto “discutibile, ma non centrale”. Il ministro delle Riforme non vorrebbe che “questa sensibilità legittima offuscasse la portata della riforma”.

Di Maio (M5S) attacca “l’ennesimo vergognoso privilegio della politica pur di tenere in piedi l’accordo tra Berlusconi e Lega”. Romani (Fi) risponde che “l’immunità non l’abbiamo chiesta noi, è una questione che non ci riguarda”.

Alcuni costituzionalisti sono a favore. Intanto i tecnici dell’ufficio studi del Senato hanno prodotto un dossier in cui spiegano che “occorre approfondire l’abrogazione dell’immunità parlamentare, anche alla luce del principio di ragionevolezza”.

Guerini (Pd) invoca “responsabilità e pazienza” ed è fiducioso sulla tenuta dell’alleanza Pd-Fi. Brunetta conferma le perplessità della dirigenza: “In questo momento cruciale serve cautela. Si lavora da mesi e penso si lavorerà ancora per un anno, un anno e mezzo. Non si cambia la Costituzione a colpi di maggioranza. La Boschi, poi, si rivolge al Movimento di Beppe Grillo: “'Ascolteremo tutti, è giusto. Ma chi arriva adesso, dopo mesi di ostruzionismo e di attacchi, non dice 'o noi o Berlusconi', non cambia le carte in tavola. Se è questa la premessa viene il sospetto che sia solo un giochino per rinviare tutto''