politica

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Un merito, il primo faccia a faccia tra Federico Berruti e Raffaella Paita, in vista delle primarie di centrosinistra per le prossime regionali, indiscutibilmente ce l’ha: ha rotto ogni velo di ipocrisia. Alla Festa del Pd, presso la Società di mutuo soccorso savonese di Legino, i due se le danno di santa ragione. Senza infingimenti e senza indulgere, se non nelle dichiarazioni a latere, sul fatto di indossare la stessa casacca di partito. Che lei, “la Lella”, fosse capace di graffiare, animata da una smisurata ambizione e pronta a travolgere ogni ostacolo, con le buone o con le cattive, per succedere al suo mentore Claudio Burlando, si sapeva già. Il merito principale, nell’occasione, è quindi del sindaco di Savona, che indossa l’elmetto, impugna la spada e mena fendenti persino inattesi.


Il primo: “La tua candidatura è in continuità con Burlando, la quasi totalità degli assessori regionali è mobilitata per te”. Il secondo: “C’è chi annuncia il cambiamento con un tweet, con l’obiettivo di non cambiare nulla”. Per chi di professione segue le vicende politiche è la scoperta dell’acqua calda, ma l’effetto è diverso se parole ricorrenti dentro le segrete stanze o nei corridoi dei Palazzi vengono squadernate in pubblico.


La Paita risponde a tono, ma è la classica situazione in cui l’attacco è strumento di difesa. “Ti vedo agitato, io non rinnego nulla, ma non ho aspettato i capi bastone del partito per candidarmi”. Allusione velenosa al tergiversare di Berruti, con riferimento alla nouvelle vague ligure del Pd, quella dei Lunardon, dei Lorenzo Basso, degli Alessandro Terrile. La generazione della Paita, che invece ha il pieno sostegno di Burlando in primis, poi dei Miceli, dei Guccinelli, dei Vesco. La contraddizione – in qualche caso pure anagrafica - è evidente se si vuol cercare di far passare costoro come gente che nel partito non conta, figli del nuovo e non a caccia di conferma sulle loro ben retribuite poltrone. Ma ascoltiamo ancora la Paita: “Visto che Doria è tuo amico, sulla Gronda mettici una buona parola”. Parole intinte nel vetriolo, replicando alle critiche di Berruti sulla fallimentare politica regionale delle infrastrutture, proprio l’assessorato della “Lella”. E poco importa che Doria, poveretto, il quale già sconta i casini della Regione sui trasporti e sui rifiuti, vada ripetendo prove alla mano: “Qualcuno mi porti un solo documento che dimostri decisioni che ho preso per far fallire la Gronda”.


Non c’è argomento, alla fine, sul quale Berruti e Paita si trovino d’accordo, e questo la dice lunga su quale sia la partita in gioco: il primo cercherà di convincere l’elettorato di centrosinistra a scardinare un sistema di potere precedente all’arrivo di Burlando in Regione, ma sul governatore aveva già uno dei suoi fulcri, la seconda a difendere l’indifendibile, ammantandolo di un programmismo rinnovatore che spinge il sindaco di Savona, renziano della primissima ora, a parlare di renzismo gattopardesco. Per essere precisi, c’è un punto sul quale Paita e Berruti sono in sintonia. Lei: “Escludo che potremmo far parte di una stessa giunta”. Lui: “Su questo siamo in totale accordo”. Benvenuti alle primarie.


L'intero faccia a faccia si può rivedere a loop sul canale 112 del digitale terrestre Primopiano.