Da Genova alla Spezia, da Chiavari a Imperia, il tema “rifiuti” scalda i toni della politica estiva. Le città della Liguria sono sporche (fatte salve alcune eccezioni che confermano la regola) e la spazzatura si aggiunge alle ansie quotidiane dei cittadini. E’ uno dei più classici temi estivi. Uno di quelli che la “gente” sente di più, soprattutto a luglio e agosto, quando i nauseabondi odori provenienti dai sacchi neri si fanno più forti. E le opposizioni dei capoluoghi liguri e quelle dei piccoli comuni alzano il loro grido d’allarme.
“La soluzione per risolvere il problema è la raccolta differenziata”. Così ci hanno raccontato amministratori, ambientalisti ed esperti del settore. E anno dopo anno l’obiettivo da raggiungere si è fatto sempre più impegnativo, arrivando al 65% di percentuale da raggiungere. Alcuni comuni hanno incrementato i cassonetti della differenziata, altri hanno organizzato il porta a porta. Alcuni si sono lanciati al confine dell’hard, puntando tutto sulla raccolta differenziata “spinta”.
E così, mentre le aziende che gestiscono lo smaltimento dei rifiuti sono sull’orlo del fallimento (vedi caso Acam alla Spezia), mentre tutti i progetti legati alla realizzazione di impianti ultratecnologici e non inquinanti sono rimasti nei cassetti, in Liguria l’unico modo per chiudere il ciclo della rumenta è utilizzare le discariche. Le vecchie e odiate discariche. Gli unici impianti realizzati trasformano la spazzatura, ma quello che esce da strutture come quella di Saliceti (Vezzano Ligure, SP), trasformato, va comunque smaltito. E allora non resta che portare tutto a Scarpino, o fuori regione, con i costi che aumentano (per i cittadini, ovviamente).
Tutto questo perché la politica ha fatto poco e male: da una parte gli amministratori hanno adottato provvedimenti che si sono sempre basati sugli obiettivi da raggiungere e non sulla realtà delle cose: la legge prevede che si raggiunga il 65% per cento di differenziata, si fanno impianti che consentono di smaltire il residuo. Poi gli obiettivi non si raggiungono (media di spazzatura destinata a riciclo 30% circa) e il problema resta irrisolto. Dall’altra parte gli stessi comuni temono di perdere consenso se autorizzano impianti o discariche nel loro territorio. Così la politica si rifiuta di decidere e la spazzatura rimane in strada, con i suoi miasmi destinati ad allietare i vacanzieri di passaggio e i residenti che non possono scappare.
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I rifiuti della politica e la spazzatura in strada
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