
Già quattro giorni fa, per il fronte del 'no', era scattato l'allarme. Un precedente sondaggio YouGov accreditava infatti i secessionisti di un 47% dei consensi, a soli tre punti dalla soglia magica della metà più uno. L'indicazione di domenica accentua la tendenza e conferma che la battaglia sarà all'ultimo voto. Con la probabile incognita decisiva dell'affluenza. "Ho sempre pensato che potessimo vincere, i sondaggi sono molto incoraggianti", ha dichiarato d'altronde questa settimana il first minister Alex Salmond, capo del governo di Edimburgo e portabandiera del vessillo scozzese con la croce di Sant'Andrea.
Il governo britannico, intanto, propone alla Scozia una maggiore autonomia se dirà 'no' al'indipendenza nel referendum in calendario il 18 settembre. Secondo la Bbc online, il cancelliere dello scacchiere britannico George Osbourne ha delineato per la Scozia una maggiore autonomia in materia fiscale, di spesa e pubblica e welfare. Quella di Osbourne è la prima risposta ufficiale agli ultimi sondaggi che per la prima volta danno i 'sì' all' indipendenza scozzese in vantaggio.
I punti su cui eventualmente servirà concordare una separazione 'amichevole' tra Londra ed Edimburgo sono tanti: dal destino della sterlina in Scozia a tutti i dossier economico-finanziari, fino ai sottomarini nucleari nelle basi scozzesi. Per il leader indipendentista Salmond il consenso al 'sì' continua a crescere e si vede nell'entusiasmo della gente, che fa ormai "la coda per registrarsi nelle liste elettorali". Il 18 settembre i votanti avranno tempo fino alle 24 per poter esprimere la loro opinione: e, nel caso, per capovolgere la storia dopo 300 anni di unione. Secondo le rilevazioni YouGov, nell'ultimo mese i secessionisti hanno guadagnato più di 10 punti.
IL COMMENTO
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