Il paziente di Ebola in Texas avrebbe raggiunto Dallas con un volo che da Monrovia, capitale della Liberia, lo avrebbe portato a Bruxelles. Di li' avrebbe poi preso un altro aereo per gli Usa. Lo riferisce - secondo alcuni media Usa - un responsabile dell'autorita' sanitaria canadese, specificando come dalla capitale belga non esistano voli diretti per Dallas. Il paziente - come affermato dal governatore del Texas, Rick Perry - è stato anche in contatto con alcuni bambini in eta' scolastica e che in questo momento vengono monitorati dalle autorita' sanitarie.
Sale in America la paura per Ebola: il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) di Atlanta, la massima autorità sanitaria negli Usa, ha annunciato il primo caso diagnosticato sul territorio nazionale. Si tratta di un paziente ancora non identificato che era stato ricoverato al Texas Health Presbyterian Hospital di Dallas presentando tutti i sintomi della febbre emorragica.
Il malato si era in realtà recato al Pronto Soccorso il 26 settembre con sintomi febbrili, "ma fu rispedito a casa". Lo ha detto all'Ansa Anthony Fauci, direttore dell'Istituto nazionale per le malattie infettive (Niaid), confermando che si trattava dello stesso ospedale - il Texas Health Pesbyterian Hospital - dove il pazienta è ora in quarantena.
CACCIA AI CONTAGIATI - I Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), la massima autorita' sanitaria negli Usa, hanno pubblicato un video dal titolo 'Salvare vite, proteggere le persone', con tutte le indicazioni per prevenire la trasmissione. Il metodo utilizzato dagli esperti del Cdc, definito "la chiave per fermare l'epidemia e salvare vite umane", si chiama 'contact tracing', sostanzialmente una vera caccia ai possibili contagiati per rintracciare tutti coloro che entrano in contatto diretto con un paziente malato di Ebola. I medici chiedono al paziente e ai suoi familiari di elencare tutti quelli con cui hanno interagito, i quali vengono cercati e messi in quarantena per 21 giorni in modo da verificare l'eventuale presenza di sintomi del virus. "Se uno di loro comincia a mostrare sintomi della malattia viene immediatamente isolato, tenuto sotto controllo, e curato", spiega il filmato. Il processo richiede settimane, e deve essere ripetuto fino a quando non compaiono nuovi pazienti con sintomi. Secondo gli esperti, invece, i controlli sulla temperatura corporea negli aeroporti non sono in grado di portare a risultati soddisfacenti, perche' il periodo di incubazione di Ebola e' di 2 giorni, ma possono servirne 20 perche' i sintomi si manifestino.
LA RASSICURAZIONE DEL MINISTRO LORENZIN - Ebola è ''fortunatamente una malattia la cui trasmissione è molto difficile, ma va tuttavia organizzato un buon sistema di isolamento sanitario e noi abbiamo un sistema di isolamento all'Istituto Spallanzani che è tra i primi al mondo: l'Italia riguardo, al problema dell'evacuazione di eventuali propri pazienti, è dunque pronta''. Lo ha affermato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, a margine della presentazione del tavolo sulla fertilità insediato al ministero. ''Sono attivate già da mesi - ha sottolineato Lorenzin - misure di controllo per le navi merci che provengono da paesi infetti e controlli negli aeroporti. Il nostro problema - ha proseguito - non è che un malato di ebola africano possa arrivare da noi, ma abbiamo il tema dei cittadini europei ed americani che lavorano come cooperatori e possono dunque tornare con l'infezione''. I sistemi di monitoraggio, però, ''stanno funzionando ed anche i tanti falsi allarmi che ci sono stati lo dimostrano''. A breve, ha quindi annunciato Lorenzin, ''ci sarà un nuovo incontro a livello di Organizzazione mondiale della sanità, previsto per il 6 ottobre. Credo tuttavia - ha concluso - che dobbiamo agire come Occidente soprattutto nei luoghi colpiti per bloccare l'epidemia''.
IL PRIMO CASO NEGLI USA - Si tratta di un paziente di cui ancora non sono state diffuse le generalità - non si conoscono né la nazionalità né il sesso - ricoverato il 27 settembre al Texas Health Presbyterian Hospital di Dallas presentando tutti i sintomi della febbre emorragica. Un paziente adulto che il 20 settembre era arrivato negli Usa dalla Liberia, uno dei Paesi dell'Africa occidentale insieme a Guinea e Sierra Leone in cui si trovano i focolai del virus. "E' venuto negli Stati Uniti per visitare alcuni familiari che vivono in questo Paese", e' stato spiegato da Thomas Frieden, direttore del Cdc, che senza dirlo sembra però escludere che il paziente sia un cittadino americano. Frieden che invita a non creare allarmismi ingiustificati.
Non ci sarebbe pericolo per i passeggeri che hanno viaggiato col paziente di Dallas - è stato assicurato - visto che i sintomi dell'Ebola si sono sviluppati 4-5 giorni dopo il suo negli Usa. "Non c'e alcun dubbio che la situazione rimarrà sotto controllo e che la malattia non si diffonderà negli Usa", hanno quindi tranquillizzato le autorità sanitarie, spiegando come in queste ore la priorità, oltre a curare il malato in terapia intensiva, sia quella di individuare tutte le persone che sono state in contatto con lui da quando e' arrivato sul suolo americano. A partire dai familiari. "Ma al momento non risulta alcun altro caso sospetto in Texas o negli Usa". All'interno dell'ospedale dove il paziente si trova in isolamento sono state attivate tutte le procedure di massima allerta per impedire il rischio di contagio ad altri pazienti, al personale medico e sanitario, ai volontari e ai visitatori. Nelle ultime settimane molti erano stati i casi sospetti (almeno dodici) che avevano messo in allerta diversi ospedali Usa, anche a New York e Miami. Ma finora tutte le persone esaminate erano risultate negative al virus. Ma, secondo alcuni esperti, era solo questione di tempo.
Intanto, il presidente americano Barack Obama è stato informato sul caso dal direttore del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), Tom Frieden. Lo ha reso noto la Casa Bianca, aggiungendo che Obama e Frieden hanno "parlato dei rigidi protocolli di isolamento in base ai quali viene curato il paziente e degli sforzi per rintracciare i contatti del paziente per mitigare i rischi di ulteriori casi".
L'EMERGENZA IN AFRICA - I Paesi in cui l'emergenza é massima sono la Liberia, la Sierra Leone e la Guinea, dove l'Ebola ha già ucciso oltre 3.000 persone e infettato migliaia di altre. Altri focolai, pero', sono stati individuati anche in Nigeria e in Congo. All'interno dell'ospedale dove il paziente si trova in isolamento sono state attivate tutte le procedure di massima allerta per impedire il rischio di contagio ad altri pazienti, al personale medico e sanitario, ai volontari e ai visitatori.
LA LOTTA A EBOLA - E' proprio l'America - come ha ribadito negli ultimi giorni anche il presidente Barack Obana - che sta guidando la lotta a Ebola nel mondo, con la Casa Bianca che ha deciso di inviare nelle regioni africane flagellate dal virus migliaia di soldati, oltre che attrezzature sanitarie e ospedali da campo. Il tentativo e' quello di contenere Ebola, frenarne il contagio e debellarla lì dove sono i focolai.
salute e medicina
Ebola, il primo caso negli Usa via Bruxelles
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