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Tra gli argomenti toccati dal premier Siria, Ebola e crescita europea
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Il premier Matteo Renzi ha svolto al Senato le sue comunicazioni sul Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre. Sulle questioni internazionali, il presidente del Consiglio ha chiara la situazione che riguarda gli scenari in Siria. “La frontiera siriana e irachena non divide due religioni. Quella non è una guerra di religione, si tratta di un intervento che vuole minare la dignità della donna e dell’uomo. Quanto accaduto a donne e bambine grida scandalo e non può lasciare indifferente la comunità internazionale. Il nostro intervento non terminerà a breve, perché tutti gli operatori sono convinti che sarà un lungo percorso”.

Il premier Renzi si è poi soffermato sull’emergenza Ebola che sta toccando anche l’Europa. “Il vertice di Bruxelles affronterà il tema dell’ebola. Vogliamo trovare un commissario unico europeo. C’è un finanziamento di 50 milioni di euro dell’Unione europea e l’impegno a collaborare con tutti i soggetti per contrastare questa epidemia”.

Renzi ha ribadito l’importanza di tornare a parlare di crescita e ha sottolineato come, in questo senso, il clima nel resto dell’Europa stia cambiando. “Il Fmi ha sottolineato come il focus sulla crescita sia fondamentale. Trovo che sia inrinviabile una discussione su come l’Europa vuole uscire dai margini del solo rigore. Se guardate i numeri di come cresce l’economia globale, non c’è solo un problema italiano. L’Europa è la cenerentola dell’economia globale”.

Il premier ha rimarcato l’importanza delle riforme che stanno impegnando il governo in termini di credibilità nei vertici europei. “Le riforme che stiamo facendo sono strutturali, che piacciano o no. L’Italia è un Paese che sta facendo uno straordinario percorso di riforme strutturali. L’Italia ha smesso di teorizzare e si è messa a fare”.

Il presidente del Consiglio ha voluto concludere sul rapporto tra istituzioni europee e Italia. “Viviamo una sorta di subalternità culturale nei confronti dell’Europa, perché siamo abituati a considerare l’Europa altro da noi. La rappresentanza dei rappresentati italiani in Europa deve essere molto più forte. L’Italia dà all’Europa molto più di quello che riceve. Noi abbiamo bisogno dell’Europa, ma l’Europa ha molto bisogno dell’Italia”.