economia

Con un volantino diffuso ai lavoratori
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“Ultimamente si sono levate voci da personaggi rimasti silenti e nascosti quando, in tempi non sospetti, il sindacato aveva loro richiesto un intervento. Dalle stesse viene quasi con sorpresa verificata l’esistenza di un problema Carige, viene invocata la difesa della territorialità, vengono invitate, tramite compiacenti contributi mediatici, talune ben identificate famiglie cittadine a dare un loro significativo contributo ecc., ecc. Qui non si tratta di conservare solo la territorialità di un’azienda. Oggi la priorità è: difendere l’integrità del Gruppo, i posti di lavoro, il salario dei dipendenti, la loro professionalità”.

E’ questo uno dei passaggi più duri di un volantino diffuso ai dipendenti da cinque sigle sindacali presenti in Banca Carige, vale a dire Dircredito, Fabi, Falcri, Fiba Cisl, Fisac Cgil e Uilca Uil. Il documento, firmato da Intersas Gruppo Banca Carige, rappresenta una dura presa di posizione e sembra trarre spunto – i riferimenti sono generici ma puntuali – dall’intervento dell’assessore regionale Raffaella Paita, candidata alle primarie Pd per succedere a Burlando alla presidenza della Regione, pubblicato sull’edizione odierna del Secolo XIX nelle pagine economiche.

E quando il sindacato parla di “ben identificate famiglie cittadine” è come se facesse il nome di Vittorio Malacalza, da settimane – e non è la prima volta – tirato per la giacca dagli ambienti della Fondazione Carige e della stessa Regione Liguria, affinché partecipi, accanto all’ente guidato da Paolo Momigliano, alla ricapitalizzazione resa necessaria dalla bocciatura ai recenti stress test della Bce.

Ricapitalizzazione o aggregazione con un altro gruppo? Intorno a questo interrogativo – ozioso visti i tempi tecnici – ruota lo scontro fra banca e Fondazione. Paita e altri settori della politica – che evidentemente ambisce a tenere un piede ben fermo dentro il principale istituto di credito ligure – stanno con la Fondazione, che non vuole diluire ulteriormente la propria quota (è già scesa al 19% e ora potrebbe precipitare al 5 o persino al 3,5%), mentre i sindacati sembrano aver rotto ogni indugio, schierandosi con il management della banca, guidato dal presidente Cesare Castelbarco Albani e Piero Montani.

Ciò che non piace ai sindacati è che i lavoratori del gruppo, oltre cinquemila, in virtù di un recente accordo, siano stati chiamati a fare dei sacrifici e che ora, poiché la politica attraverso la Fondazione vuole conservare la presa sulla banca, quei sacrifici possano risultare vanificati. Non a caso scrivono: “ In questi mesi sono state già affrontate molte e dure prove. Non ultimo l’aumento di capitale da 800 milioni. Grazie a quanto  fino ad oggi fatto, sempre con il fondamentale impegno profuso ogni giorno da ogni lavoratore dell’azienda, Carige è riuscita a superare la prova dell’AQR (acronimo che sta per asset quality review e identifica lo scenario base degli stress test della Bce ndr) e quindi a raggiungere un buon livello di patrimonializzazione, come certificato in tale ambito dalla stessa Bce. Sono vicende positive, non sufficienti, ma importanti nella ricerca di soluzioni che permettano di recuperare il nuovo capitale necessario per colmare quella supplementare dotazione richiestaci dall’esito degli stress test (quello non superato è relativo allo scenario più devastante del quadro economico ndr)”.

I sindacati, dunque, si schierano apertamente dalla parte del management, con il quale hanno peraltro condiviso il percorso per l’avvio del risanamento della banca, anche se le sei sigle non fanno sconti all’azienda: “ Noi chiediamo un cambio di passo: obiettivi chiari; prodotti maggiormente competitivi; un’informativa più puntuale e tale da non lasciare mai le colleghe e i colleghi ‘senza difese’ nei rapporti con una clientela sempre più problematica; veloce riorganizzazione dell’intera rete, prima che comincino le uscite legate all’esodo e in modo da dare risposte concrete alle diverse necessità, sia che esse siano legate agli organici, ovvero che derivino da una cattiva distribuzione dei ruoli e dei carichi lavorativi”.

Ma c’è anche, nella parte finale del documento, un esplicito attacco alla Fondazione. Si legge, infatti: “La Fondazione, dopo una gestione perlomeno discutibile negli anni e, almeno secondo quanto riportato dagli organi di stampa, dopo aver cercato di ostacolare l’aumento di capitale di luglio, e dopo un’operazione di cessione di una quota consistente di capitale a fondi altamente speculativi, che ha prodotto un crollo del titolo immediatamente prima dell’aumento di capitale, oggi propone soluzioni che se perseguite porterebbero a impatti pesantissimi in termini di occupazione, alla faccia della tanto sbandierata territorialità”. 

Il riferimento, in tal caso, è all’ipotesi di privilegiare una aggregazione anziché l’aumento di capitale. Alla luce del tutto, la conclusione cui bisogna arrivare è che  i sindacati di Intersas Gruppo Banca Carige lanciano un messaggio chiaro e forte: basta parole a vuoto.