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“Le formiche che guardano le stelle”, s’intitola così la lettera ricevuta. Più o meno dice che in Italia c’è lo sport di vertice, coi suoi milioni, con le società quotate in Borsa in balia degli interessi delle televisioni, degli sponsor: i veri regolatori dello sport, quelli che dettano legge anche se non legiferano. Uno sport che produce violenza e scandali; uno sport dove o si vince o non si è; uno sport che moltiplica gli impegni, allunga le stagioni agonistiche, costringe i suoi protagonisti a sforzi fisici sempre maggiori, a recuperi affrettati, a infortuni malcurati. Un sistema che ha sfruttato al massimo gli effetti della Legge Bosman; ha riempito le squadre di extracomunitari e poi, giunto al limite, si è inventato i passaporti falsi. E’ il calcio.
Dall’altro lato c’è l’associazionismo sportivo, oscurato e ignorato nella sua utilità sociale, assediato dalle logiche perverse dello sport di vertice, relegato alla marginalità e alla miseria, nonostante svolga una funzione sociale fondamentale e rappresenti tutto ciò che lo sport ha significato per intere generazioni: la socializzazione, il confronto con gli altri, il fair play, la tutela della salute, la crescita della persona, l’integrazione sociale.
Nella città dello sport viene invece illuminato solo il centro direzionale, il palazzo degli uffici dove lavora chi orienta e decide. Invece dove vive l'associazionismo che soffre, calano le ombre sul cuore pulsante dello sport. Insomma riflettano anche le federazioni dal basket al volley, dal tennis all’atletica stiano alla larga da certi protagonisti, certi che per l’importanza che riveste lo farà anche il calcio. Per forza, se non vuole buttare via tutto quanto.
IL COMMENTO
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