politica

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E’ abbastanza inutile parlare oggi di possibili maggioranze in Liguria facendo riferimento al passato, in mezzo a un quadro politico così confuso dove nemmeno una bussola potrebbe indicare un percorso sicuro. Se Claudio Burlando sperimentò, allora con acume, l’accordo di programma con l’Udc da una parte e la cosiddetta sinistra radicale dall’altra, oggi un’ ipotesi del genere non potrebbe stare in piedi perché mancano le parti.

Da qui alle elezioni regionali può ancora succedere di tutto e anche nel Pd potremmo assistere a svolte sorprendenti, trattandosi oggi di un partito che spesso sembra vecchio, molto vecchio, caricato di tutti i difetti e spesso le colpe, dei vecchi partiti che pensavamo di avere sepolto con la fine di Tangentopoli.

Lo scandalo di Roma così enorme e abnorme travolge soprattutto questo Pd pre-Renziano
e lo fa apparire come un vecchio arnese quasi più delle frattaglie di centro destra e di destra postfascista, schizzate dal liquame di bande di malaffare che è difficile immaginare potessero agire così serenamente all’ombra der Cupolone.

In Liguria il Pd pre-renziano e anti-renziano annaspa e si mescola con quello renziano, agitandosi in un magma difficile da interpretare, ma che rischia ancora di più di allontanare i presunti-elettori dalle primarie che poco più di un anno fa erano riuscite a entusiasmare persino la fredda e cinica terra colombiana.

Tutto questo logora il Pd ligure, guidato da giovin signori (anagraficamente parlando), ma senza leader, prostrato da lotte e alluvioni, diventato anche oggetto di scherni su Twitter che possono apparire talvolta divertenti e sicuramente degni della migliore Baistrocchi, ma che lasciano l’amaro in bocca soprattutto a chi per una nuova sinistra non massimalista ha lavorato e combattuto negli anni passati.

Oggi il Pd sembra un partito con gli acciacchi dell’età. Anche in Liguria e soprattutto a Genova. Acciacchi di un’età che non dovrebbe avere essendo un partito giovane più di chi lo governa.