La vincitrice delle primarie 'made in China' del Pd ligure ha sentenziato: “Saranno anni rock”. E sia, tutti in pista coloro che hanno conquistato la Liguria a ballare, tutti con le chitarre in mano i cervelli del partito, dal Capo, il Claudio Barbudos al marito della Lella il mite Merlo, da don Pippo Rossetti alla ministra dal Falcon facile, la Pinotti, e persino gli altri, il Saso con il mandolino e l’Orsi ma sì quello che stava con Biasotti, con Scajola, ma sì proprio lui.
Da oggi si balla e mai definizione fu più calzante. Per il Partito democratico e, ahimé, per la Liguria. Ma il dato reale, al di là della vittoria netta di Raffaella Paita, è la lacerazione del partito, una frattura non solo politica, ma geografica e per questo più allarmante e probabilmente impossibile da ricucire.
Da una parte Lella con la sua Spezia, Savona e Imperia, dall’altra Genova. E quando Paita dichiara ormai con la lancia della Condottiera in mano “Conquisterò anche Genova” capiamo che il crac del Pd si sta consumando davvero e che Genova, come già qualcuno immagina, potrebbe diventare l’esempio del consolidarsi di una nuova sinistra che non solo non vuole il renzismo nazionale, ma tenta anche un’alternativa locale che non vuole rifarsi a patetiche nostalgie, ma pensa di poter rappresentare le istanze di chi non ama le intese troppo larghe.
Il crac del Pd ligure dovrebbe mettere in guardia Renzi e i suoi perché il malessere nel suo partito (in Liguria ma anche in altre regioni) è troppo forte e troppo snobbato o addirittura disprezzato dai vincitori. Non può il leader continuare a far finta di niente, lasciando questo territorio in mano a gruppi di potere spesso senza alcuna radice nella sinistra ancorché riformista e cattolica. La disfatta a Genova della Pinotti che fino a qualche mese fa era anti-Paita e a una settimana dal voto ha sposato la compagna di partito e che nel capoluogo ha portato solo una miseria di voti alla sua figlioccia, unita all’ininfluenza dell’altro ministro, Orlando, debole sostenitore di Cofferati (lo ha sommessamente fatto capire solo all’ultimissima ora) che non ha contato nulla alla Spezia, l’incapacità del Pd genovese di trovare subito il candidato da opporre alla Paita, non avendo trovato unità di intenti su questo nome, correndo alla fine a Bruxelles, per pregare Cofferati di scendere in campo, devono far riflettere.
Fra cinque mesi si vota il presidente, ma per vincere la candidata dovrà avere anche Genova dalla sua parte, ipotesi che al momento pare non solo difficile, ma impossibile. Tanto che la frattura-crac del Pd potrebbe davvero determinare il sorgere di una lista civica di sinistra (magari non sul modello di Tsipras!) che per valere dovrebbe mettere insieme, dietro il nome di una forte personalità (e qualcuno già ci pensa), il Pd che la Paita non la vuole proprio, Sel, ma soprattutto i 5Stelle che di candidati realisticamente vincenti sembrano non averne. Altrimenti il destino è che molti voti genovesi restino a casa sull’onda di un imperdonabile menefreghismo.
politica
Il rock e il crac
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