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La polemica in Regione Liguria
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Oltre 100 primari liguri hanno sottoscritto un documento per chiedere che venga ripristinato il loro diritto ad esercitare la libera professione. E’ una vicenda che sta agitando particolarmente l’attività politica in consiglio regionale, dove sul punto si registra un duro conflitto di posizioni fra l’amministrazione guidata da Claudio Burlando e l’assessore alla sanità Claudio Montaldo, contrario a questa opzione.

In realtà, l’impressione che si trae dal caso è che ancora una volta il problema sia legato a un utilizzo distorto del rapporto con il mondo sanitario e con molti primari, troppo spesso oggetto di lusinghe per ragioni di consenso. E da questo punto di vista basta ricordare le foto del governatore Burlando con alcuni primari in campagna elettorale per avere la plastica dimostrazione di ciò.

Nondimeno l’argomento va affrontato in modo laico, senza pregiudizi e cercando la migliore soluzione possibile avendo come punto di riferimento prima di tutto l’interesse dei pazienti. Il che certamente è patrimonio che appartiene a chi svolge l’attività medico-ospedaliera pur se perora la causa della libera professione.

E allora ecco i chiarimenti che arrivano dai cento firmatari del documento, resi necessari, spiegano, avendo rilevato “una demagogica, ideologica e falsa campagna di disinformazione”.

Uno: “La libera professione dei medici è prevista dal contratto nazionale di lavoro e solo pochissime regioni in Italia, oltre la Liguria, la limitano con clausole vessatorie e burocratiche”.

Due: “Questa situazione ha fatto fuggire dalla Liguria e dagli ospedali molti professionisti eccellenti obbligando anche i pazienti ad emigrare in altre regioni, contribuendo a creare le cosiddette " fughe " e ad impedire l' attrazione di pazienti da altre regioni”.

Tre: “Rendere liberi i medici di esercitare la loro professione come da contratto, consentirebbe quindi di ridurre le fughe di medici e aiuterebbe ad attrarre pazienti da altre regioni con miglioramento dei conti della sanità”.

Quattro: “Le tariffe per i pazienti non solo non aumenterebbero ma, anzi, potrebbero diminuire perché non dovrebbero più pagare la quota di servizio aziendale relativa a prenotazione, contabilità e amministrazione, che arriva attualmente al 20% delle tariffe”.

Cinque: “Le aziende risparmierebbero l'indennità di esclusività che attualmente versano ai medici e che ammonta ad oltre 1000.00 euro al mese. Se i medici chiedono di fare questa scelta, rinunciando all'indennità, è perché si trovano in reale difficoltà con la burocrazia, con macchine e software mal funzionanti, acquisiti e imposti dalle aziende, ma che i medici e quindi i pazienti pagano”.

La chiusura del documento è, infine, un manifesto di principio: “I medici firmatari ribadiscono la loro entusiastica fedeltà al sistema sanitario regionale ed agli ospedali di appartenenza, dove trascorrono i loro giorni e spesso le loro notti, ma chiedono che si restituiscano la libertà ed opportunità di cura ai pazienti ed ai medici, liberandoli dalla gravosa massa di oneri burocratici e rendendo di nuovo diretto, semplice ed efficace, il rapporto medico – paziente”.