"La classe politica, dopo essersi appropriata del potere con artifici, lo gestisce contro la stessa società che l'ha delegata", dice Pesce. "In me invece era ben presente l'idea che io lavoravo per lo Stato, cioè per i cittadini che avevo intorno e che avevano
delegato anche il mio piccolo e relativo potere di funzionario di polizia. Ma sapevo con certezza che alcuni segmenti del potere erano gestiti non a vantaggio della collettività, ma di un impero segreto, contro il quale ho sbattuto la faccia, e questo mi ha portato a scrivere un libro sull'argomento".
"Tutti pensano che lo Stato sia quello che vediamo, il Presidente del Consiglio, della Repubblica, i Ministri... quando io ho vissuto queste cose, tutto questo era solo un teatrino: il vero potere era in ben altro posto, in un sistema di ricatti combinati portati avanti per anni e anni che portavano mele marce nei luoghi di decisione dello Stato. Questi uomini potevano essere ricattati raccogliendo in archivi segreti tutti i loro scheletri nell'armadio: e quando lo Stato voleva realizzare qualcosa di contrario alla legge, le mele marce dovevano obbedire".
"Tutti pensano che lo Stato sia quello che vediamo, il Presidente del Consiglio, della Repubblica, i Ministri... quando io ho vissuto queste cose, tutto questo era solo un teatrino: il vero potere era in ben altro posto, in un sistema di ricatti combinati portati avanti per anni e anni che portavano mele marce nei luoghi di decisione dello Stato. Questi uomini potevano essere ricattati raccogliendo in archivi segreti tutti i loro scheletri nell'armadio: e quando lo Stato voleva realizzare qualcosa di contrario alla legge, le mele marce dovevano obbedire".
IL COMMENTO
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