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Certe storie nel mondo del calcio sembrano scritte da grandi sceneggiatori uniti dall’intento di stuzzicare il pubblico con parallelismi impressionanti nella loro casualità.  La Genova calcistica respira quotidianamente una di queste magnifiche storie: i protagonisti sono due attaccanti. Diego Perotti e Martins Eder. Genoano il primo, sampdoriano il secondo. Argentino il primo, brasiliano il secondo. E’ giusto puntualizzare che Eder è stato appena convocato dalla nazionale italiana grazie al legame di parentela con il bisnonno vicentino, ma il sangue che scorre nelle sue vene è principalmente brasiliano. Va sottolineato, inoltre, che anche Perotti ha origini italiane e questo completa il primo elemento territoriale e genealogico che lega i due giocatori sudamericani.

Per scovare il vero fascino del parallelismo tra i due bisogna però fare qualche passo indietro negli anni. E’ il 2008. L’Estadio Ramòn Sanchez-Pizjuàn di Siviglia scopre il talento di Diego Perotti, che da lì a un paio d’anni assumerà un valore di mercato che si aggirerà intorno ai 50 milioni di euro (48 quelli fissati per la sua clausola di rescissione). Ad impedirgli di seguire le orme dei Ronaldo e dei Messi è il costante susseguirsi di infortuni, che lo porterà a una discesa dall’Olimpo del calcio, fino a un ritorno in Argentina tra le fila del Boca Junior. Un po’ poco per chi guardava avanti con la certezza di poter giocare la Champions League con continuità.

La seconda occasione gli viene offerta la scorsa estate dal Genoa di Enrico Preziosi, che compie (ora lo si può dire anche se è facile) un vero e proprio capolavoro. Sborsati “solo” 350mila euro: Perotti a Genova. In pochi mesi il calcio italiano si renderà conto di aver riesumato un talento sensazionale. A separarlo dall’essere un top player è solo la poca efficacia sotto porta, ma il tempo di migliorare c’è.

Sono 250mila euro, invece, quelli versati dall’Empoli nel 2008 per portare in Serie B dal Brasile Martins Eder, esterno d’attacco veloce ma ancora acerbo a livello tattico. Una volta prese le misure del nostro calcio, fa capire di non essere venuto in vacanza. 14 gol con la maglia del Frosinone nel 2009, poi il ritorno a Empoli e il rilancio: 27 gol in 40 partite. Come poteva lasciarselo sfuggire la Samp di Beppe Iachini? Nel 2012 trascina la Samp a suon di reti gonfiate al ritorno in serie A, e successivamente ne diventa pilastro e guida, ora anche capocannoniere. Le lacune tecniche sono un lontano ricordo.

I due sudamericani di Genoa e Samp hanno rilanciato se stessi e le proprie squadre, con buona pace di chi dice che l’Italia ha smesso di rilanciare e coltivare talenti. I più cristallini sono illuminati dalla Lanterna.