
Dei sette episodi a lui contestati, tuttavia, è stato riconosciuto colpevole soltanto di due: l'aver avvisato un immigrato tunisino di un'imminente perquisizione domiciliare a suo carico e l'aver consegnato dei cartellini dattiloscopici a un suo confidente.
E' stato, invece, assolto dall'accusa di aver avvisato alcuni confidenti di origine nordafricana di controlli a carico loro o di altri stranieri, in cambio di "soffiate" su traffici di droga che gli avrebbero permesso di portare a termine ingenti sequestri di cocaina ed eroina e di aver fatto ascoltare agli stessi alcune intercettazioni. Il pubblico ministero Antonella Politi aveva chiesto 1 anno e 10 mesi.
L'indagine a carico di Romanelli è partita a margine di un'altra più vasta inchiesta su una serie di falsi permessi di soggiorno (con trentasette imputati) nella quale rimase coinvolto un informatore di Romanelli: Mohamed Ben Amar Feki, tunisino, che ha già patteggiato 3 anni e 2 mesi di reclusione. "E' la montagna che ha partorito il topolino - ha commentato Romanelli all'uscita del Palazzo di Giustizia -. Ho solo fatto il mio lavoro".
Il suo difensore, l'avvocato Luca Fucini, ha già annunciato che presenterà ricorso in Appello: "Attendiamo di leggere le motivazioni, dopodiché presenteremo Appello, perchè siamo convinti che ci siano i margini di una assoluzione anche sulle ipotesi residue".
IL COMMENTO
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