
Il caso più imbarazzante è quello di Certosa. La gente di via Brin ne ha visti tanti di acquazzoni, ma la scena è sempre la stessa: al primo scroscio di pioggia il sottopasso ferroviario si riempie come una piscina. Il dato curioso è che solo pochi giorni fa è terminato l'intervento di manutenzione sui tubi che dovrebbero consentire il deflusso dell'acqua.
"Ieri ho dovuto chiudere prima - racconta Ezio Bertini, titolare di un tabacchino di fronte al punto incriminato - perché temevo il peggio. Quando il sottopasso si allaga, appena passa l'autobus si crea un'onda che mi entra in negozio. L'anno scorso è saltato tutto il pavimento".
Ma i lavori? "Sì, hanno allargato il marciapiede e rifatto i tombini. Ma il raccordo col tubo principale che scarica nel Polcevera è intasato da anni, dicono ci siano incrostazioni calcaree. Sono qui da ventisette anni, non è mai cambiato niente". E ogni volta si finisce col cuore in gola: "Ieri sera alle otto è venuto giù un altro scroscio, ero dalla finestra col mangiare sullo stomaco. Ma se qualcuno si sente male, come passa l'ambulanza? Devono trovare una soluzione, piuttosto un'idrovora".
Rimontiamo la vallata. Sotto via Carnia, ieri completamente a bagno come testimoniano le foto inviate dai nostri lettori, si infila un rigagnolo che scorre in una stretta intercapedine tra le case. L'imbocco è strettissimo e tappato dai detriti.
Un tratto di via Vezzani, a Rivarolo, funziona da vera e propria conca. L'acqua si accumula e diventa impossibile passare, tantomeno a piedi. C'è solo un tombino, insufficiente. "Eppure basterebbe bucare la strada e far scaricare nel Torbella", dicono gli abitanti.
In via Rivarolo il tombino c'è, ed è pure pulito. "Macché, da quella caditoia l'acqua usciva - racconta il titolare di un'officina - non c'è abbastanza tiraggio. Per un'ora abbiamo avuto seriamente paura". Un'ora di fango proveniente dalle alture, che ha costretto a prendere precauzioni da alluvione: "Fortuna che abbiamo messo le tavole davanti".
IL COMMENTO
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