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Parco e produttori di vino al "Festival dello sciacchetrà"
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Mai come quest'anno le 5 Terre sono state invase da visitatori di tutto il mondo. Ma non è tutto oro quello che luccica. Se il turismo vola, ciò che rappresenta uno dei volani di questo settore, l'attività agricola sui terrazzamenti a picco sul mare, rischia di sparire con il passare degli anni.

Da qui il monito che arriva durante la terza edizione del Festival dello Sciacchetrà, organizzata dal consorzio dei produttori di vino, insieme all'associazione amici delle 5 Terre, con il contributo della Fondazione Carispezia.

"I problemi li conosciamo da sempre - ha detto il presidente del Consorzio Bartolo Lercari - nelle 5 Terre è difficile coltivare, i cambiamenti climatici favoriscono il dissesto e i costi per la manutenzione aumentano, abbiamo la concorrenza del turismo che allontana i giovani dalle terre. Poi aggiungiamo che i contributi dall'Europa arrivano in ritardo".

L'appello è rivolto alle istituzioni: "Il Parco Nazionale e la Regione hanno capito che la forza delle 5 Terre non sono solo i borghi, ma anche i terrazzamenti sul mare. Stiamo educando gli operatori a capire che la qualità del nostro propotto è la forza, devono puntare su quello"

Gli fa eco il presidente dell'associazione "amici delle 5 Terre" Luigi Grillo.

"Le 5 Terre non sarebbero quello che sono senza i vignaioli. Consorzio e associazione hanno organizzato questa edizione per richiamare l'attenzione su questo problema. Occorre che le istituzioni che facciano squadra con i produttori. Nell'interesse di tutti c'è la conservazione di questo territorio".

"Noi abbiamo un problema gravissimo - aggiunge Grillo - l'abbandono delle terre. Dobbiamo immaginare un'economia assistita per territori pregiati come le 5 Terre, con incentivi per chi recupera i terreni incolti. Il territorio coltivato supera di poco i 100 ettari, a fronte di migliaia di ettari coltivabili. Le istituzioni devono starci vicine".

Sulla stessa linea il direttore del Parco Scarpellini: "L'aiuto deve arrivare direttamente alle attività agricole, solo chi lavora sul territorio può mantenerlo, se i viticoltori non hanno il minimo indispensabile per avere convenienza a farlo, se ne andranno".