
“Carrara è un porto toscano e ha sempre fatto parte del sistema dei porti toscani. Con il quadro di norme esistente la maggior parte dei progetti che portiamo avanti trova come primo interlocutore l’amministrazione regionale”, spiega a Primocanale Francesco Messineo, presidente dell’Autorità portuale di Carrara.
Un porto di nicchia, quello di Carrara, strutturato per servire le aziende del territorio: trasporto lapideo e di camion, ma anche degli enormi macchinari prodotti dalla Nuovo Pignone di General Electrics. Un rapporto stretto, quello tra porto e realtà produttive della regione.
La preoccupazione del presidente dell’Autorità portuale è che in caso di fusione con La Spezia lo scalo non saprebbe con chi parlare: “Il timore è esattamente questo. Questa entità sovraregionale che dovrebbe interloquire con due regioni corre il rischio di trovarsi ai margini delle politiche di sviluppo. Insomma, una sorta di marginalizzazione rispetto agli atti di pianificazione che danno vigore allo sviluppo degli scali”, conclude Messineo.
Insomma, Carrara dice no all’accorpamento con La Spezia perché teme di perdere la capacità di pianificare il suo futuro. Un aspetto fondamentale per le aziende del territorio, che forse anche La Spezia e il presidente della sua Autority, Lorenzo Forcieri, dovrebbero considerare. E ora Delrio dovrà tenere in considerazione la presa di posizione degli enti locali toscani.
IL COMMENTO
Dai dazi di Trump al voto per Genova, quando il mondo va alla rovescia
"Ti ricordi Bilancia?" 17 vittime scelte per odio e per caso