
Caro Augusto,
Ho letto la tua intervista sul Secolo XIX e quando sono arrivato alla fine mi sono domandato se tu ti renda conto di quello che hai affermato, con l'aggravante di rivelare che gli operatori sosterrebbero questa tua tesi, tanto che stava partendo una lettera al Ministro Graziano Delrio per ufficializzare l'appoggio a Sandro Biasotti come presidente dell'Autorità portuale di Genova. Oltre a invocarne l'arrivo, aggiungi che la prima cosa che Biasotti dovrebbe fare sarebbe quella di prorogare le concessioni per lunghi periodi.
Dunque vorresti un presidente che asseconda non le scelte nell'interesse della città, bensì al servizio degli attuali terminalisti. Ti ricordo che parliamo di concessioni demaniali, non di aree private, parliamo del futuro del porto che condizionerà il futuro di Genova e dei suoi cittadini tutti, non quello di quattro o cinque imprenditori.
E' nota la tua amicizia con Aldo Spinelli, la simpatia per Biasotti da cui Spinelli acquistò l'azienda per diverse decine di miliardi di lire. E allora quando tu dici "Biasotti è uno dei nostri" un po' mi spavento è un po' mi indigno.
La regola del ricambio che viene applicata nel mondo dell'informazione, come fra i magistrati o le forze dell'ordine ha una sua logica. Pensa, Augusto, che significato assumerebbe dire: quel caporedattore è uno dei nostri, quel giudice è uno dei nostri, quel maresciallo è uno dei nostri. Credo che tu come chiunque altro vedresti una cointeressenza assolutamente contraria al bene dell'istituzione interessata e alla gestione di ciò che deve gestire.
A meno che non si voglia mantenere lo status quo, si rifiuti di ragionare in termini di interesse, prima ancora che di trasparenza. Sembra che il porto, questa la morale che traggo dall'intervista, debba essere sottratto a qualsiasi tentativo di rinnovamento e miglioramento, come se Genova fosse una realtà ricca, prosperosa e piena di progetti entusiasmanti (ah dimenticavo Erzelli provenienza Spinelli!). Il problema è che ricchi e prosperosi sono pochi "eletti" che hanno l'interesse a mantenere tutto ingessato e allora si capisce benissimo perché tu dica viva "uno dei nostri". La tua intervista mi dispiace dirti che esprime nel modo migliore il conservatorismo, il consociativismo, il lobbismo che sta immobilizzando Genova, alla quale il solo cammino fin qui concesso è quello che la conduce alla rovina.
Io penso che a guidare l'Autorità portuale non dovrà essere né uno dei nostri né uno dei vostri, dovrà essere uno di nessuno, ma capace, obiettivo e con il giusto distacco dal presente che lo spinga semplicemente a fare il bene del porto e della città. Non mi pare una gran pretesa.
Sappi che renderò pubblica questa mia lettera a te perché sono convinto che Genova e la Liguria debbano cambiare in modo forte questa mentalità, e il tuo pensiero, che sono convinto essere "ingenuo", devi comprendere come invece per molti altri, meno "ingenui", sia dannoso per il futuro dell'intera comunità nella quale viviamo.
Con affetto
Maurizio
IL COMMENTO
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