Mazzette, viaggi, regali, favori personali: così i fratelli David e Danilo Biancifiori avrebbero ottenuto l'esclusiva dai dirigenti Rai (ma non solo) sulle forniture tecniche per alcuni programmi di punta. L'inchiesta portata avanti dal pm Paolo Ielo rischia di aprire uno scenario inquietante sui colossi della comunicazione televisiva. A partire dall'azienda titolare del servizio pubblico.
LE FATTURE - A svelare gli altarini sarebbero i 38 milioni di euro emessi in false fatture dalle società D&D Lighting&Truck e DibiTechnology a Rai, Mediaset, La7, Presidenza del Consiglio e Infront. Un nome alla ribalta, quest'ultimo, per l'inchiesta parallela sulla spartizione dei diritti tv per le partite di calcio. Soldi che camuffavano le uscite destinate a pagare i clienti ai quali venivano offerti servizi in esclusiva. David Biancifiori (secondo quanto pubblicato su Repubblica, Corriere della sera e Messaggero) avrebbe deciso di collaborare coi magistrati. E il quadro che ne sta emergendo potrebbe essere più grave del previsto.
SMENTITA DEI LEGALI DI BIANCIFIORI - Con una nota pervenuta in redazione, i legali di Biancifiori precisano che "il Signor David Biancifiori, a tutt’oggi, non ha avuto alcuna occasione di conferire con l’Autorità Giudiziaria procedente e non ha rilasciato alcuna dichiarazione, tantomeno in relazione ai fatti descritti nella pubblicazione oggetto di contestazione".
I DIRIGENTI SAPEVANO - Lo scorso giugno la Procura aveva arrestato tre persone e messo nel mirino 44 indagati. Dalle dichiarazioni, sembra che i vertici Rai fossero già in possesso di 37 audit in cui si evidenziavano anomalie ed illeciti nella gestione degli appalti sulle forniture. Proprio questi documenti, mai consegnati alla procura, proverebbero che i dirigenti di viale Mazzini erano a conoscenza dei fatti. Carte che sono finite nelle mani della Guardia di Finanza lo scorso 7 ottobre.
I DOSSIER - UnoMattina, Linea Verde, Virus, Ballarò. Ma anche il Festival di Sanremo. Le gare truccate riguardavano importanti trasmissioni del palinsesto. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, però, gli illeciti coinvolgono anche le sedi regionali Rai. Dai dossier risulta poi che alcune aziende si sarebbero unite in cartello per spartirsi gli appalti. Tra i "bonus" offerti per assicurarsi il monopolio non solo bustarelle e doni milionari, ma anche posti di lavoro ad amici e parenti.
LA NOTA DELL'AZIENDA - La Rai ha fatto sapere che "è stata aperta un'analisi interna per accertare i fatti e identificare eventuali carenze nella comunicazione con l'autorità giudiziaria", si legge in riferimento ai 37 audit mai consegnati agli inquirenti.
COMMISSIONE VIGILANZA - Il senatore Maurizio Rossi, membro della Commisssione di Vigilanza Rai, ha commentato con una nota: "E' evidente a tutti che Rai, almeno fino a che sarà una azienda a maggioranza pubblica, deve sottostare alle stesse normative delle altre società pubbliche. Non può e non deve assolutamente avere alcuna deroga al codice degli appalti. E proprio nel momento in cui in Senato ci viene consegnato dalla Camera il nuovo testo sulla riforma della Rai, dove all'art. 3 sono previste norme che derogano ad alcune fattispecie di appalti."
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Dirigenti Rai pagati per truccare gli appalti, la Procura indaga su fatture false per 38 milioni
Coinvolte anche Mediaset e Infront, tra i "bonus" anche regali e posti di lavoro
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