Cronaca

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Dopo la storia di Vika, la bambina bielorussa trattenuta in Italia dai genitori affidatari, una famiglia di Cogoleto, un altro caso analogo a Genova. Protagonista, questa volta, una madre naturale, di origine italiamericana, in fuga da nove mesi con il figlio 13enne per non consegnarlo al padre (un docente statunitense che vive nel Massachussetts). La giustizia americana, infatti, ha affidato il bambino al padre dopo la separazione. Sul caso deve ora pronunciarsi la Corte di Cassazione, prevista il 6 aprile. E del caso si è occupato il tribunale dei minori di Genova che ha disposto l'esecuzione della sentenza del tribunale americano, dopo aver vagliato che ci fosse alcun rischio per la salute psichica e fisica del bambino. In seguito alla fuga della donna, Suzanne Branciforte, cittadina statunitense ma residente a Genova dove è traduttrice all'Università, i giudici genovesi hanno dato disposizioni per la sua ricerca e per quella del figlio. Finora però la donna non è stata rintracciata e pare sia nascosta in Francia. Della vicenda si è occupato anche il cardinale Tarcisio Bertone, quando reggeva l'arcidiocesi di Genova, prima di essere nominato segretario di Stato del Vaticano. L'allora arcivescovo aveva scritto una lellera, allegata dai legali della madre agli atti del procedimento presso il tribunale dei minori, in cui auspicava una felice soluzione a favore della donna. Il presidente del tribunale Adriano Sansa (nella foto) non aveva gradito questa faccenda di "raccomandazione", sottolinando nel suo dispositivo: "Rispetto ai ricorsi precedenti l'unica novità è un'infelice proposizione: un biglietto autografo che si configura come una sorta di raccomandazione cardinalizia di cui il tribunale non deve occuparsi".