
L'operazione Erzelli trova nella vicenda Ericsson l'ennesimo ostacolo alle ottimistiche prospettive di sviluppo. Secondo l'azienda, sarebbero ancora cinquanta le "eccedenze" su Genova. Dal 2008 i dipendenti si sono più che dimezzati, passando da 1.100 a 600. Nella riunione a Roma con le sigle sindacali e i rappresentanti del Ministero del Lavoro, Ericsson ha fatto intendere che non ci sarà nessuna retromarcia.
A preoccupare i sindacati è soprattutto la decisione di partire subito con le lettere di licenziamento. Spiega Daniele Gadaleta, coordinatore Slc Cgil Liguria: "Il numero delle 'eccedenze', termine assai curioso usato dall’azienda per non parlare di esuberi, è diminuito dagli iniziali 150 agli attuali 46, dopo le uscite incentivate e la prima timida apertura di oggi al ricollocamento di alcuni lavoratori come da noi richiesto fin dall'inizio. A Genova, ormai, c'è poco da rosicchiare. Ci preoccupa questo cambio di paradigma da parte dell'azienda".
Ferma opposizione alle "lettere trancianti", i sindacati chiedono di riaprire le trattative: "È necessario che si faccia ancora uno sforzo per trovare gli spazi di ricollocazione e conversione professionale ed evitare un altro dramma sociale quale quello dei licenziamenti che in una multinazionale che occupa nel nostro paese quasi 4 mila dipendenti è facilmente evitabile".
"Questa decisione aziendale, se confermata - prosegue Gadaleta - oltre a rappresentare un vero e proprio dramma per tante famiglie, sarebbe una sconfitta per il nostro Paese che non riesce a salvaguardare un know-how all’avanguardia nel settore delle telecomunicazioni".
IL COMMENTO
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