
Oggi, a quarantacinque anni di distanza, si può dire che tutto cominciò proprio con ‘Jesus Christ Superstar’, dove si osò l’inosabile: trattare cioè una vicenda davvero straordinaria (qualcuno l’ha definita ‘il migliore libretto della Storia’) che nessuno aveva mai provato ad affrontare probabilmente anche per paura che la censura potesse farsi in qualche modo sentire. Gli anni settanta – con la ventata anticonformista e ironica che ancora continuava a soffiare dal decennio precedente – rappresentarono invece il sostrato ideale che Webber e Rice sfruttarono al volo. Così l'idea di trasporre in musica la parte conclusiva della vicenda umana di Gesù, nonostante qualche critica preconcetta e moralista, si rivelò vincente e per certi versi innovativa: al di là di una sostanziale aderenza ai fatti, a colpire fu soprattutto il taglio scelto che rendeva preponderante la figura di Giuda riabilitandola perché il traditore veniva trasformato in uno strumento del destino, indispensabile al sacrificio di Gesù: senza la delazione dell'uno non sarebbe stata possibile la glorificazione dell'altro.
Un evergreen che arriva a Genova per l’ennesima volta ancora nella messinscena firmata da Massimo Romeo Piparo, ormai ventennale, che nel corso oltre 1.200 rappresentazioni è stata vista in teatro da più di 1.100.000 spettatori con 120 artisti che si sono alternati nel cast. Quest’anno, poi, la chicca con lo storico Ted Neeley, ovvero proprio chi interpretò Gesù nel film che Norman Jewison trasse nel 1973 dall’opera teatrale, nel ruolo del protagonista.
IL COMMENTO
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