cultura

Equivoci e situazioni imbarazzanti nel mondo teatrale di New York
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Questa settimana rendiamo omaggio ad un grande del cinema americano, scrittore sceneggiatore ma anche saggista, che a settantacinque anni e a sette dal suo ultimo film dimostra di essere in gran forma, regalandoci una commedia esplosiva ed esilarante.

Il regista è Peter Bogdanovich e la pellicola si intitola ‘Tutto può accadere a Broadway’. Sono stati due guru del cinema indipendente, Wes Anderson e Noah Baumbach, a produrre il film dell’autore di ‘Ma papà ti manda sola’, ‘Paper moon’ e ‘L’ultimo spettacolo’.

Siamo a New York, dove un regista di successo, Arnold Albertson, arriva per mettere in scena la sua ultima produzione teatrale. La protagonista dello spettacolo sarà la moglie, accanto al lei il divo del cinema Seth Gilbert. La prima sera che Arnold si trova a New York chiede la compagnia di una escort ad un servizio apposito che gli manda una giovane e affascinante ragazza, Isabella. Nel corso della serata Arnold si invaghisce di lei e le regala ventimila dollari, in cambio però la ragazza dovrà lasciare il lavoro e intraprendere la carriera dei suoi sogni, quella di attrice. Il che creerà tutta una serie di equivoci e di situazioni tanto imbarazzanti quanto irresistibili. Una commedia realizzata come la più classica delle commedie hollywoodiane di un tempo cui rende dichiaratamente omaggio, quella per intenderci dei Lubitsch, dei Capra e degli Hawks, ricca di ritmo e sorprese, sorretta da un’ottima sceneggiatura che diventa ancora più piacevole nel continuo rimando di citazioni a situazioni già viste, esaltata anche dall’ottima prova di un gruppo di interpreti ben affiatati, tra i quali Owen Wilson, Jennifer Aniston e Cindy Shepard per arrivare ad un irresistibile cameo finale di Quentin Tarantino.

Ma Bogdanovich sembra voler recuperare dal passato anche temi e modi del miglior Woody Allen, riprendendone l’attore del recente ‘Midnight in Paris’, i personaggi, la struttura del racconto a flash back, il gioco dell’arte che imita la vita che a sua volta imita l’arte ma superando nettamente, almeno in questa circostanza, l’illustre maestro, regalandoci quel film che Woody Allen non riesce a girare da almeno vent’anni