cultura

Il film della settimana
2 minuti e 27 secondi di lettura
Bentornati nel mondo di James Bond, uno strano mondo quasi fantasy dove un agente segreto del governo inglese con una modica dipendenza da alcol e un’altra ben maggiore verso il sesso va in giro a salvare il mondo alla guida di auto sportive e superveloci. Anche se – va detto – nelle sue partecipazioni al ruolo, Daniel Craig ha regalato a questo pistolero un po’ donnaiolo un po’ bevitore un’anima, un’umanità e una complessità che i suoi predecessori non avevano o avevano soltanto sfiorato, in qualche caso, con Sean Connery e Timothy Dalton.

‘Spectre’ è il 24esimo film ufficiale di James Bond, il quarto con Craig dopo gli ottimi ‘Casino Royale’ e ‘Skyfall’ e il meno seducente ‘Quantum Of Solace’. In cabina di regia ancora Sam Mendes, lo stesso di ‘Skyfall’ che è diventato il film britannico di maggior successo di tutti i tempi, rastrellando oltre un miliardo e mezzo di sterline nel mondo.

L’azione questa volta vede 007 ricevere un misterioso messaggio riguardante il proprio passato che lo convince a partire verso una nuova missione in Messico, per poi raggiungere Roma, dove incontra la splendida e intoccabile vedova di un noto criminale. Qui si infiltra in una riunione segreta scoprendo l'esistenza di una sinistra organizzazione nota col nome di Spectre. Nel frattempo, a Londra, il nuovo capo del Centro per la Sicurezza Nazionale indaga sulla missione di Bond e mette in dubbio il valore della sezione cui appartiene guidata da M con Ralph Fiennes che ha preso il posto di Judy Dench. Ma mentre Bond si inoltra sempre più nel cuore di Spectre, scopre l'esistenza di un legame terribile tra se stesso e il nemico che insegue, Oberhauser, interpretato da Christoph Waltz.

La cosa forse più curiosa del film è che mentre di solito pellicole di questo genere conservano la loro scena madre per l'atto conclusivo, qui si rompe con la tradizione attraverso una straordinaria sequenza iniziale, nella festa del giorno dei morti a Città del Messico, talmente strabiliante da lasciare poi in ombra quasi tutto quello che segue. Detto questo, Mendes si rifà alle solide basi che aveva posato con ‘Skyfall’, abbandonando le formule più scontate per disegnare una complessità di fondo che lancia il film oltre il puro genere. In maniera meno virtuosa del precedente ma quasi altrettanto solida e continuando il viaggio del protagonista alla scoperta del lato più oscuro di sé e del suo ruolo nella vita.

Deciso e senza fronzoli, Daniel Craig è sempre in parte, Monica Bellucci una presenza fascinosa ma tutto sommato poco rilevante, meglio forse Lea Seydoux, Ralph Fiennes non sfigura nell’arduo paragone con Judy Dench, mentre Christoph Waltz si dimostra troppo buono, non in grado di rendere al meglio un cattivo come l’Oberhauser che interpreta.