
Il 15 novembre hanno festeggiato un anno fuori casa, senza certezze, con affitti da pagare per le sistemazioni alternative e una beffa acclarata: se vorranno tornare nei loro appartamenti dovranno tirare fuori 125 mila euro per il rifacimento del muro sgretolato dalla furie delle acque.
L’ex Provincia, oggi Città Metropolitana, ha scritto ai proprietari che non è responsabile di quel danno: “E qui sta la presa per i fondelli”. Raccontano che intanto un anziano evacuato come loro 365 giorni fa non avrà neanche più la soddisfazione di rientrare a casa: è mancato da pochi mesi. Ringraziano soltanto il volontariato, a Prelo: ultimo caso la castagnata del posto che ha destinato i guadagni alle loro sofferenze.
L’ente pubblico ha garantito l’accesso all’alveo delle ruspe con un’entrata nel rio circa un chilometro più a sud, almeno cinque mesi l’ulteriore tempo di cantiere previsto. Tutto dopo un anno di niente o quasi, annualità persa tra inefficienze e burocrazia utile soltanto perché alcune famiglie spendessero soldi in affitti alternativi investendo lì i pochi quattrini pubblici che gli sfollati hanno visto.
Somme comunque già polverizzate da gente che si sente abbandonata: “Con la poca pensione percepita, andare avanti così è impossibile”.
IL COMMENTO
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