Claudio Scajola si confessa per la prima volta dopo le recenti vicende giudiziarie a Primocanale. Intervistato dal direttore Giuseppe Sciortino, parla a tutto campo di politica locale e nazionale, dei processi in cui è stato coinvolto e dei rapporti col sistema di potere che lo ha visto tra i protagonisti per oltre vent'anni. Fino al recente incontro col governatore Giovanni Toti che ha incontrato "di persona per la prima volta E non sembra per nulla intenzionato a ritirarsi in pensione.
Lei ha cominciato a Imperia come sindaco, il più giovane d'Italia, nel 1982. Ma ha segnalato che è una città in decadenza Sicuro che non riproverà a prendere la fascia tricolore?
Devo dire che il sindaco l'ho fatto due volte, per me è stata per me l'esperienza più bella. E mi è servita anche molto nell'attività parlamentare e ministeriale che ho fatto dopo. Mi ha insegnato concretezza e rapporto con la gente. Ma adesso, avendolo già fatto e avendo ricoperto altre cariche, non è questa la mia massima ambizione. Trovo Imperia in una grande decadenza, proprio in un periodo che mi sembrava un nuovo risorgimento. Forse proprio perché ho detto che bisognava rimettersi insieme qualcuno ha pensato che volessi rifare il sindaco
Secondo lei c'è correlazione tra questa decadenza e chi l'ha governata negli ultimi 20 anni?
Nel periodo in cui ero sindaco era partita l'idea di un progetto turistico anziché industriale. Vi ricordate il porto di Oneglia con le inferriate? Io ho dato l'impulso, e così è stato fatto. Poi, da ministro ho sempre seguito Imperia. Solo negli ultimi 5-6 anni Imperia è tornata indietro. Una città degradata, dove tutto è bloccata
Forse qualche campanello d'allarme ascoltato in ritardo? Forse il potere precedente non ha permesso ai giovani di crescere?
No, anzi, c'era un sindaco giovane eletto nel 2011, Strescino, ma non ha dato una prova brillante. Credo che la città fosse bene amministrata, poi sono successe diverse cose. Anzitutto la crisi, poi un falso mito della legalità costruito sulle vicende del porto, finite tutte con un'assoluzione. Si è bloccata la città. È cominciato un clima di repressione, una fase di tristezza e involuzione. Ai commercianti, anziché mettere tappeti rossi per la buona attività, si andava a creare difficoltà. Ma adesso la città ripartirà.
Nel 1983 iniziano i primi guai con la magistratura, ancora adesso ci sono un paio di processi che la riguardano (Imperia e Reggio Calabria), erano 14. Lei ha detto di essere stato colpito da 'missili e mitragliatrici'. Allora le chiedo: chi ce l'ha con Claudio Scajola?
Sì, gli altri dodici si sono chiusi con un'assoluzione. Puoi immaginare quanto mi sia posto questa domanda neglia anni. Io le confesso che non riesco a dire che ci sia stato un atteggiamento prevenuto da parte delle Procure. Credo piuttosto che ci sia stato un insieme di calunnie, invenzioni e maldicenze e qualche manina di qualche investigatore che ha armato iniziative giudiziarie.
Si è mai sentito tradito da qualcuno?
Sicuramente il fuoco nemico ne ha tratto vantaggio, si è destabilizzata Forza Italia a livello nazionale. Si è destabilizzata la Liguria. Gli oppositori ne hanno guadagnato. Ma non credo che tutti abbiano giocato così, solo qualche oppositore. E poi ci sono state mani amiche che hanno tirato fuori carte anonime poi risultate infondate. Non c'è una regia unica, ma il sistema è molto farraginoso. Quando entri in questo tritacarne, il problema non è essere a posto. Devi dimostrare tu che l'accusa non esiste
Qual è il suo rapporto con Silvio Berlusconi?
Non lo sento da tempo. Mi ha chiamato l'ultima volta per augurarmi buon compleanno. Gli voglio bene, abbiamo avuto fasi alterne. Credevo fosse utile correggere le cose che non andavano. Poi si è passati a una fase in cui quelli che ha accanto dovevano dire sempre di sì, e questo ha segnato una decadenza in Forza Italia.
Scajola-Burlando-Bertone: per anni c'è chi ha scritto, a torto o a ragione, che la Liguria negli ultimi vent'anni sia stata governata da questa triade. O cupola, come l'ha chiamata qualcuno.
Questa domanda mi è utile. Io reputo Burlando una persona intelligente e di valore. Non ho avuto mai un incontro a tu per tu con lui. Ho avuto occasione di incontrarlo solo in riunioni operative. Per me esiste prima il bene della comunità e poi la parte politica. Avendo un ruolo importante come Ministro per molti anni ed essendo lui per dieci anni presidente della Regione, ho sempre cercato di aiutare la Liguria e Genova. Molti, che hanno uno spirito fazioso o invidioso, hanno cercato di dire che c'era un patto. Non c'era nessun patto
Tradotto: per far prosperare una regione ci dev'essere un patto per nomine e altro in cui chi ha il potere, anche da parti opposte, deve convenire.
Io parlo di progetti, cose, fatti, non nomine. Sulle nomine non ho mai avuto a che fare con Burlando e viceversa. Non esiste questo rapporto diretto
E Bertone?
L'ho conosciuto quando è arrivato cardinale a Genova. Ho avuto con lui contatti, come anche col suo predecessore e il suo successore. Mi piace confrontarmi, chiedere consigli. Anche con Bertone, con Bagnasco, ho avuto colloqui cordiali. Ma non ho mai influito sulle nomine. L'arcivescovo ha potere diretto sulla sanità, ma io non gli ho mai segnalato un nome.
A lei, invece, sono stati segnalati nomi?
Se posso dire, casomai, il discorso era opposto. Se si riferisce al nome di Simeon, Bertone credeva di averlo segnalato a me e io credevo di averlo segnalato a lui. Non è mai stato nella corte, né mia né di Burlando.
Però faceva parte del circuito Ior-Opus Dei.
Io non aderisco a Opus Dei. Lo rispetto, sono un cattolico osservante, ma io non ritengo che ci debbano essere mai eccessive frammentazioni nel rapporto con la Chiesa. Mio padre mi diceva? Non ti piace un prete? Guarda più in alto.
Da San Lorenzo a piazza De Ferrari. Qual è il suo rapporto con Giovanni Toti? Quello stesso Toti che le negò la candidatura a Bruxelles alle scorse elezioni europee.
Io ho conosciuto Toti venerdì sera, tre giorni fa, quando è venuto a casa mia. L'ho letto sui giornali quando avevo ritenuto di essere utile alle europee. Chiesto da molti, mi sono messo a disposizione. C'erano le preferenze, ognuno faceva come voleva. Invece Toti pose il suo veto sulle liste aperte.
L'ha considerato un affronto?
No, aveva paura che io prendessi più voti di lui. Preferiva non avermi in lista. Ha trovato più candidati. Chi poteva imporsi, il presidente Berlusconi, non si impose. Mi chiesero di ritirare la candidatura per evitare la frammentazione e dissi di no. Fino all'ultimo pensavo di essere in lista, e invece non c'ero.
Ma comunque tra gli alleati di Toti c'è suo nipote Marco...
In campagna elettorale per le regionali mi sono dato da fare molto perché cercavo un buon consenso. Ritenevo che il centrosinistra, così frammentato, non potesse consentire crescita in Liguria. Mi sono dato da fare molto. Tenga presente che, in provincia di Imperia, Forza Italia ha preso più del doppio dei voti presi a Genova. Se la Regione si è vinta, i motivi sono due: la frammentazione della sinistra e il contributo arrivato dal Ponente. Detto questo, io con Toti ho incassato le sue considerazioni di allora. Io non sono un rancoroso, l'altra sera ci siamo confrontati in un'atmosfera di collaborazione
Le ha chiesto di restare in Forza Italia?
Io l'ho costruita. Ma chi si riconosce in un centrodestra così spaccata? Ma è un problema che hanno tutti i partiti. C'è necessità di ricostruire qualcosa, Forza Italia 2.0? Forse non è opportuno. Mi piace di più esperienza francese.
Passera-Della Valle scendono in campo. Hanno a Imperia Claudio Scajola che li rappresenta?
Prima bisogna mettere insieme un progetto di libertà e progresso. È necessario unire, non escludere. E per unire ci vogliono tutti, i più giovani, i meno giovani, chi è più capace di parlare con la gente. Mi piace il progetto dei francesi di mettersi insieme a Repubblicani, anche precludendo a partiti pericolosi populisti come Le Pen in Francia.
Il progetto non la convince?
Farò più incontri in ogni provincia per confrontarmi, anche fuori regione. È ancora un progetto confuso? Forse sì, Berlusconi ha fatto molto, ora dobbiamo capire come rappresentarlo, questo centrodestra.
Dunque non andrà in pensione?
Credo di avere ancora la testa lucida.
Quando arriva il tempo in cui si capisce che bisogna lasciare spazio ai giovani?
“Ai giovani” non lo direi mai. “Ai capaci”, sono d'accordo con lei. Ho conosciuto giovani bravi e giovani che non valgono niente. Serve un patto generazionale nonni-genitori-figli. Mettere insieme i capaci per far fare un percorso Italia. Il tempo? Lo decidono gli altri, quelli che ti cercano e quelli che non ti cercano.
politica
Da Toti a Berlusconi, dal potere ai processi: Claudio Scajola si confessa a Primocanale
La prima intervista televisiva dopo le più recenti vicende giudiziarie
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