
E Mauro Nolaschi, sindacalista Faisa-Cisal, rilancia l'allarme: “È un'emergenza continua. Sarà un problema sociale, ma chi ci rimette sono i colleghi e non è un corretto che un lavoratore esca di casa senza avere mai la certezza di tornare incolume”.
Eppure, secondo l'azienda, si tratterebbe di falsi allarmi, per giunta creati ad hoc, come teorizzava pochi giorni fa il presidente di Amt Livio Ravera. Ma i casi si moltiplicano e appaiono sempre più generalizzati, quindi non collegati a particolari linee o zone.
“La situazione non può più reggere”, evidenzia Nolaschi, che aggiunge: “In qualche caso si tratta di gesti ad opera di pazzi, ma ciò che subiscono gli autisti va al di là di tutto”.
Il problema, benché minimizzato, è percepito con apprensione in Amt. E l'esasperazione, secondo Nolaschi, potrebbe portare al “paradosso: pensiamo al controcaso di un collega che dovesse reagire a un atto di violenza. A quel punto si presenterebbe il problema inverso, passerebbe lui dei guai se la reazione non fosse commisurata”.
“Sono fatti incresciosi, non devono più accadere”, è il mantra ripetuto da Nolaschi e sindacati vari, ormai vecchio di mesi. Continuano i contatti tra sindacati, azienda, Comune (che si costituirà parte civile nei processi agli autori delle aggressioni), Prefetto e Questore. Sperando, ad ogni inizio turno, di non incontrare il passeggero sbagliato.
IL COMMENTO
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