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L'idea è quella di tradurre le norme di comportamento da adottare in caso di allerta meteo. Le lingue di destinazione sono quelle delle comunità più diffuse sul territorio: albanese, spagnolo, arabo, francese. E il genovese?
Inutile nascondersi, il genovese è lingua madre di poche persone e alcune lingue straniere lo superano in termini di parlanti. Ma proprio il fatto di non conoscerlo mette sullo stesso piano bambini italiani e stranieri. E ricorda che la lingua locale non solo può avere usi pratici, ma funziona anche da vincolo di integrazione.
Tutto nasce da un protocollo d'intesa siglato tra Comune e Ufficio Scolastico Regionale per diffondere nelle scuole la cultura dell'autoprotezione. Il lavoro sarà poi caricato sul sito del Comune di Genova nella sezione "Protezione Civile". Anche i genitori collaborano al progetto: le traduzioni in genovese sono corredate da un compendio di espressioni e proverbi legati al meteo.
In contemporanea gli insegnanti delle scuole elementari e medie frequenteranno un corso sulle principali criticità legate alla morfologia del territorio genovese, la gestione del panico e gli aspetti psicologici di chi si trova a gestire fasi delicate come l'evacuazione degli allievi.
Gli studenti della vallata svolgeranno una ricerca sui nomi dei rivi, con interviste agli anziani residenti e ricerche cartografiche o documentali. Poi il Comune di Genova si attiverà presso la Regione Liguria per far inserire le nuove denominazioni all'interno della cartografia ufficiale e sul geoportale.
IL COMMENTO
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