porti e logistica

Riparto del Fondo Iva per il 2014, ma le Regioni vogliono cambiare metodo
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Da settimane impastoiato in Conferenza delle Regioni per le divergenze sul quantum della misura, lo schema di decreto per la ripartizione del Fondo Iva (relativo al 2014) destinato ai porti italiani sembrerebbe essersi sbloccato, tanto che la Conferenza dovrebbe approvare già mercoledì il formale parere di approvazione e dare così modo ai Ministeri competenti (Trasporti e Finanze) di provvedere all’emanazione del relativo decreto e all’erogazione dei contributi.

Il Fondo in questione, introdotto nel 2012 e finora distribuito solo in relazione alle entrate fiscali del 2013, è l’unica forma di autonomia finanziaria concessa oggi ai porti, destinata specificamente a sostenerne le esigenze di ammodernamento infrastrutturale. Per la sua costituzione era stato previsto inizialmente che l’erario lasciasse ai porti l’1% dell’Iva in importazione da questi incamerata, ma poi al Fondo è stato fissato prima un tetto di 90 milioni, abbassato poi a 70.

Briciole, dal momento che nel 2013 l’Iva sull’import portuale era stata di 15,9 miliardi di euro e nel 2014 di 12,4 miliardi (differenza dovuta più al tipo di merce importata che al calo del tonnellaggio complessivo, pari al 5,7%: 154,3 milioni di tonnellate contro 163,6). Tanto che sui criteri di riparto del MIT e quindi sugli importi destinati ai singoli scali le divergenze delle Regioni (chiamate ad un parere sul tema) avevano portato al suddetto impasse, sbloccato solo, durante l’ultima riunione della Conferenza, dal concreto rischio di mandare in perenzione tutto il Fondo 2014.

I porti liguri hanno svolto anche nel 2014 la parte del leone nella portualità nazionale, incamerando complessivamente oltre il 37% di tutta l’Iva sull’import. L’incasso proporzionale sarà tuttavia inferiore. Detto che dai 90 milioni iniziali sono stati detratti 23 milioni di euro (quest’anno; saranno 20 dall’anno prossimo) per “migliorare il sistema informativo centrale delle Capitanerie di Porto” e “finanziare progetti infrastrutturali immediatamente cantierabili sulla base di decisioni che saranno assunte in sede Cipe” (così si legge nella relazione accompagnata allo schema di decreto), solo l’80% di ciò che residua (53,6 milioni di euro su 67) sarà distribuito infatti con criteri proporzionali. Quindi 12,7 milioni per Genova, 3,2 per La Spezia e 4,2 per Savona.

Il ‘bottino’ potrebbe farsi più ricco per le Port Authority liguri se, come è possibile, il porto di Marina di Carrara sarà accorpato a quello spezzino nella riforma dei porti che il prossimo Consiglio dei Ministri potrebbe varare già domani. L’attribuzione del restante 20% (13,4 milioni) seguirà infatti un criterio perequativo in base a richieste avanzate da diversi porti in relazione a propri progetti infrastrutturali. 

Va detto che il criterio dell’Iva era stato poche settimane fa oggetto degli strali dell’Antitrust “in quanto inidoneo a quantificare equamente il reale flusso dei traffici portuali e, conseguentemente, inadatto a verificare l’effettivo utilizzo delle infrastrutture e le connesse esigenze di ammodernamento di ciascun porto”.

Ad esempio Augusta incamera un’Iva elevatissima perché movimenta soprattutto prodotti petroliferi. Che sono soggetti ad un’aliquota Iva elevata ma che richiedono sforzi infrastrutturali ridotti. Per contro Trieste incamera un’Iva bassa rispetto alle merci movimentate, perché molti prodotti (liquidi compresi, ma anche, fra gli altri, i rimorchi provenienti dalla Turchia) sono movimentati in regime di porto franco essendo destinati a paesi terzi.

Non a caso i rilievi dell’Antitrust, l’incertezza sulla ‘quota Cipe’ e la “apparente discrezionalità” del Ministero sulla quota in perequazione hanno portato il Coordinamento Tecnico (della Conferenza) a chiedere alla Conferenza stessa di far propria una “proposta di modifica della norma primaria”, riprendendo quanto già elaborato in merito dalle Regioni Emilia e Friuli. Richiesta che il rappresentante del MIT – si legge nel verbale – ha avallato, tanto che al termine della riunione del Comitato “si è stabilito di proporre la costituzione di un tavolo di lavoro ristretto, istituito contestualmente all’approvazione del Decreto di riparto e formato da una rappresentanza delle Regioni, dal MIT e dal MEF”.

In collaborazione con Ship2Shore.it