economia

Manganaro: "Non vuol dire niente, la preoccupazione resta alta"
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Scaduto il termine per presentare le manifestazioni d'interesse all'acquisto di Ilva. Le richieste pervenute al Governo sono ben ventinove. Tra queste spiccano quella della Cassa Depositi e Prestiti e quella del gruppo Marcegaglia, che avevano anticipato le proprie intenzioni nei giorni scorsi. Altri nomi resi noti sono Arvedi, Eusider, Transteel e Arcelor Mittal.

Neutrale il commento a Primocanale di Alessandro Vella (Fim-Cisl): "Ne parleremo meglio da lunedì, quando si runirà a Roma il movimento nazionale della siderurgia. Come abbiamo sempre detto, la questione non è risolta. Dal bando parte la trafila per capire futuro il futuro di Ilva e degli stabilimenti di Cornigliano. Ma la vicenda è molto più complessa, si risolverà a Roma. Rispetto al decreto di cessione dobbiamo capire quale sarà lo sviluppo in termini di occupazione e di e rilancio per un settore strategico a livello nazionale e importantissimo a Genova".

Più scettico Bruno Manganaro, segretario locale della Fiom: "La manifestazione di interesse vuol dire tutto e niente perché non impone alcun obbligo e semmai offre il vantaggio anche ai potenziali concorrenti di Ilva di vederne di conti dopo che i bilanci non vengono presentati da tre anni. La preoccupazione resta forte. Noi ora restiamo in attesa di un incontro sui lavori di pubblica utilità e riprendiamo fiato, ma se sarà necessario non esiteremo a tornare in piazza".

L'interesse della Cassa Depositi e Prestiti è quello di partecipare in minoranza a una cordata di imprenditori, mentre Marcegaglia ha preso in considerazione l'ipotesi di acquisire l'azienda come anche di prenderla "in affitto". 

Intanto oggi hanno scioperato e manifestato tutti i lavoratori Ilva, ad eccezione di quelli di Genova, già impegnati nei tre giorni di fuoco precedenti l'incontro a Roma al Mise. I sindacati vogliono garanzie nel processo di vendita hanno chiesto un incontro col premier Matteo Renzi.