Seguendo le cronache della visita del nostro sindaco Marco Doria nelle Americhe, chissà perchè mi è tornata in mente una vecchia canzone, tra l'altro rispolverata nelle cover del Festival di Sanremo di questi giorni: “Tu vuoi fa' l'americano......”. La canzone fine anni Cinquanta era dell' indimenticabile Renato Carosone e ironizzava sulla grande attrazione che in quell'epoca ( e non solo in quella) esercitavano gli States in un' Italia che invidiava il modo di vivere yankee. Dal testo letterale della canzone: bevi wisky and soda, balli il rock and roll. Quell'allegro motivetto, molto in voga, terminava con un ammonimento: “Tu vuoi fa' l'americano, ma sei nato in Italy, con l'accento sull' y.
Ora Marco Doria non vuole certo fare l'americano, che non ci è nulla di più distante dal suo carattere e dal suo stile dall'immagine, comunque un po' sguaiata, oppure yuppy, comunque opposta al look sobrio, composto, nobil marxista del nostro primo cittadino.
Ma sull'America, sulla Silycon Valley, sulla mirabile San Francisco, sull'indissolubile legame con gli italiani d'America, Doria ci sta inopinatamente marciando alla grande.
Ha improvvisamente programmato la sua visita, accogliendo inviti non certo istituzionali e impostando il viaggio su un filone di marketing territoriale per attrarre a Genova e nello stesso tempo per spendere laggiù le nostre chances di solida terra con grande porto, grande tradizione industriale e, attraverso Erzelli e i suoi contorni hig tech, con una ipotesi di mini Silicon Valley da importare grazie ai nipotini e bisnipotini dei vecchi zii d'America.
Chi gliel'ha fatta fare, chi l'ha spinto verso questa estemporaneità, anche un po' imprevedibile per il suo carattere compassato e per il suo impegno così obbligato a fronteggiare le cavalcanti emergenze genovesi? Per carità, se il sindaco Marco Doria aveva voglia di farsi un giro in California, di prendersi un respiro lungo da quelle emergenze, non c'è nulla da obiettare. Chi ha sulle spalle un carico così gravoso come l'amministrazione di Genova in questi tempi ha tutti i diritti di distrarsi un po', di vedere per una settimana un altro pezzo di mondo e farsi venire qualche ispirazione e poi gli è anche andata bene perchè proprio alla vigilia della partenza la scottante vertenza Ilva ha avuto buone, anche se provvisorie, notizie dai confronti con il Governo.
Ma quali risultati può raccogliere il sindaco di Genova da un viaggio come questo se non la dovuta cortesia di un paese amico e la commossa partecipazione dei discendenti di quegli zii d'America, per i quali il pesto, la Lanterna, sono una affettuosa memoria tramandata e una tradizione di generazione in generazione. Qui siamo, tanto per stare sempre sul piano canoro, a “Ma se ghe pensu.....” piuttosto che a “Tu vuoi fa' l'americano......”.
Quella foto che documenta la lezione tenuta da Doria sulla nostra storia economica in una delle settecento Università del luogo , certamente non oceanica, visto che l'immagine ritrae il nostro sindaco seduto a un tavolo con il suo pubblico e anche l'interrogatorio storico-artistico subito in un circolo con la storia di Sofonisba che lo ha preso in castagna, dimostrano una certa “leggerezza” della mission da superambasciatore.
I rapporti diplomatico-istituzionali sono oggi una strada molto ben codificata con cerimoniali, percorsi, incontri ufficiali, scambi molto formali e una preparazione dettagliata, anche nel caso di un sindaco di una città importante, ma pur sempre una città. Chi ha preparato alla Farnesina o a Palazzo Chigi o, scendendo in basso, in qualche ministero, la visita di Doria in America?
L'impressione è che ci troviamo di fronte a una viaggio fatto da sé, preparato in casa, senza fronzoli diplomatici. Quasi come se si prepara una gita a Casella con tanto di colazione al sacco.
Magari il sindaco ha chiesto al professor Carlo Castellano, l'uomo di Erzelli, qualche indirizzo di aziende di hig tech con le quali intessere un dialogo e a cui sollecitare un appuntamento. E laggiù nella Silycon devono essersi dati di gomito: dai che arriva il sindaco di Genova, prepariamo un bell'incontro e dopo, ovviamente, un bel drink.
Magari il sindaco ci smentirà, tornando a casa con un sacco di risultati e il viaggio avrà un vero ritorno con catene di business e un rinvigorito interesse per questa città da quell'area così pimpante del mondo. Non si sa mai e poi Doria è Doria: il suo più illustre antenato è quell'ammiraglio che si impose in un mondo appena cambiato dalla scoperta del genovese più illustre, Cristoforo Colombo.
Dai che forse quelle credenziali hanno funzionato, magari meglio che nel fatidico 1992 del Cinquecentenario, quando sindaci, presidenti, assessori, faccendieri genovesi andavano su e giù con gli States e poi non hanno raccolto un baffo, se non, forse, l'idea di copiare nel Porto Antico l'Acquario!
E in questo caso si dimostrerà che non è vero che andare in America non porta buono ai sindaci italiani. Qualche mese fa Ignazio Marino, scappava in America appena poteva e alla fine forse ha rimpianto di non esserci rimasto. C'è modo e modo, anche per i sindaci, di “fa' l'americano”, se sei nato in Italy.......
cronaca
Doria l'americano e le gite a Casella
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