C’è chi quel percorso l’ha sognato fin da bambino e chi su quella strada ha investito più recentemente perché la terra sarà pure bassa e faticosa da lavorare, ma quando tutto inizia da un ambiente come Sant’Ilario allora può essere anche più semplice: “Studiare qui è un privilegio” racconta Daniela Giovannini, insegnate sulla collina genovese da 39 anni con alle spalle anche una frequentazione da studentessa.
Oggi parte dell’economia di quella scuola è sostenuta pure da un’economia interna che rivede i prodotti seminati dai ragazzi. Qui spiegano con apparente facilità i differenti attrezzi del mestiere. Per mettere le patate in un certo modo, ad esempio, serve il rispetto di determinate fasi. Chi le descrive davanti alle telecamere di Viaggio in Liguria ha davanti un futuro e per il proprio domani sogna una riseria o un frutteto tutto suo. Ma quando gli chiedi se già adesso saprebbe mettere da solo e in autonomia un solco di patate, la risposta è di chi ti fa capire che quella domanda a ragazzi del genere risulta proprio fuori luogo: “Ovviamente sì, sono capace”.
Mica che però la terra sia cosa soltanto da uomini. La dimostrazione arriva da Rebecca, alunna dell’istituto Agrario Marsano di Sant’Ilario alle prese con la terza superiore. Sfoggia disinvoltura pari a quella dei compagni e investe sull’agricoltura imparando a zappare, potare, seminare: “Mi appassionano chimica e biologia, questa scelta scolastica è anche una sfida”. Quando descrive la tecnica necessaria per mettere le patate già tagliate a metà e immerse nella cenere pare un libro stampato. Tanta sicurezza che poi dalla teoria si traduce in pratica.
Rebecca al pari dei suoi compagni, a Sant’Ilario, non insegue soltanto un lavoro pulito che rispolvera pure la storia dei prodotti locali. I professori qui insegnano ai ragazzi come tutto quello che si impara deve dare pure reddito altrimenti l’azienda del domani non potrà mai stare in piedi. Rebecca con la concretezza femminile ne è consapevole: “Ovvio, non stiamo mica giocando”.
Infinite storie, eccezionali racconti di desideri futuro. Solo apparentemente fuori dal tempo, quello di Davide: “Vorrei fare il fattore, ma in Liguria non è possibile. Già vorrei tenere il terreno di chi non è in grado di farlo ricavandone beneficio economico”. Cronache che scattano in classe e tra i campi della scuola dove già si intravede la vita. E per una volta qui non senti dire: “Vorrei fare l’avvocato, il medico o l’ingegnere”.
Davide per esempio è un giovane con le idee chiare, che tra mandorli in fiore e una primavera anticipata esplosa sugli alberi di Sant’Ilario, illustra al pari di una guida turistica caratteristiche e curiosità del giardino medioevale in via di ristrutturazione. Pietro, invece, è un suo compagno appassionato di architettura da giardino. Segue da vicino l’orto sinergico: una filosofia di coltivazione nata da un agronomo giapponese convinto che le piante apportassero nutrimento al terreno e dunque le varie erbe vengono fatte coesistere richiedendo lavoro limitato.
Storie e voci di un mondo che rappresenta il lavoro. Ma soprattutto le speranze di una scuola oggi in grado di dare immediate opportunità occupazionali a tre ragazzi su quattro che escono dalla maturità.
cultura
Viaggio in Liguria tra i ragazzi che lavorano la terra e trovano subito lavoro
Una professione con sempre più presenze femminili
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