Raffaella Paita ottenuto dal gip il processo con rito abbreviato, chiesto da lei stessa "per arrivare in fondo a una vicenda che pesa e perché è giusto che venga giudicata in tempi brevi". L'ex assessore alla protezione civile e attuale capogruppo del Pd in Regione era di nuovo in aula nell'ambito del procedimento relativo all'alluvione del 2014.
Per l'interrogatorio a porte chiuse, al quinto piano del Palazzo di Giustizia di Genova, era attesa anche Gabriella Minervini, dirigente della Protezione civile all'epoca dei fatti, che però non si è presentata. Il rito abbreviato svincola, quindi, la Regione dalle responsabilità civile. L'udienza, di fronte al giudice delle udienze preliminari Ferdinando Baldini, ha fatto seguito a quella del 2 marzo scorso.
LE RISPOSTE - "Ho ribadito che non ci sono norme che attribuiscono all'assessore regionale il potere di diramare l'allerta. Il politico non è una autorità di protezione civile e non avrei potuto sostituirmi ai tecnici", ha riferito Paita durante l'interrogatorio. L'ex candidata a governatore della Liguria è stata sottoposta a una serie di domande da parte dei legali delle persone danneggiate dai tragici fatti dell'ottobre 2014. "Ho risposto serenamente a tutte le domande", ha detto a udienza conclusa.
Secondo il gup, l'ex assessore ha cercato di sapere, nel pieno corso delle indagini, quanto riferito alla polizia giudiziaria dai suoi collaboratori. In particolare, i legali di parte civile hanno sottolineato come Stefano Vergante, dirigente della Protezione civile regionale, avesse detto alla pg di avere ricevuto una telefonata da parte della segretaria della Paita dopo l'interrogatorio.
"Mi chiamò - aveva detto Vergante secondo i verbali di interrogatorio letti dagli avvocati di parte civile - e mi disse che la Paita mi voleva parlare. Mi rifiutai ma lei mi disse che era un ordine. Quando ci andai, la Paita non mi ricevette nel suo ufficio ma in un corridoio dove non passava nessuno e mi chiese come era andata. Il giorno dopo, mentre ero di nuovo dalla pg, mi richiamò la segretaria dicendomi che dovevo rilasciare una intervista a Repubblica".
Paita ha ammesso di avere incontrato Vergante, ma di averlo fatto "solo per un supporto psicologico, per stargli vicino in un momento delicato e pesante. Lui avrebbe fatto lo stesso con me. Il giornalista del giornale voleva sentirlo e io ero d'accordo per una questione di trasparenza, era giusto informare correttamente i cittadini di quanto era successo". Il gup ha rinviato l'udienza al prossimo sei maggio quando parleranno i pm, poi si proseguirà il sei giugno e il 14 luglio.
Poi, con un comunicato, Paita ha precisato ulteriormente: "La circostanza riferita da Vergante oltre a non essere vera (io mi limitai a dirgli che un giornalista avrebbe voluto dichiarazioni sullo svolgimento dei fatti del 9 ottobre) è in ogni caso assolutamente irrilevante, non avendo alcuna attinenza con l'imputazione. Tanto è vero che i pm non mi hanno mai chiesto nulla in proposito.
LE ACCUSE - Secondo i sostituti procuratori Gabriella Dotto e Patrizia Ciccarese, Paita e Minervini devono essere processate per omicidio e disastro colposi, per non aver dichiarato il massimo stato d’allerta "a fronte di plurimi bollettini di avviso emessi dal centro meteo regionale di Arpal, tutti recanti i simboli di massima attenzione e quindi con esplicite segnalazioni di rischio meteorologico associato a temporali forti." Durante l'alluvione del 9 ottobre 2014 morì l’infermiere in pensione Antonio Campanella. I parenti sono assistiti dall'avvocato Francesco Penna.
LA DIFESA DELLA REGIONE - Per Alessandro Vaccaro, legale della Regione Liguria chiamata come responsabile civile, e quindi in caso di condanna chiamata a risarcire i danni, si è trattato di “un interrogatorio molto tecnico. Raffaella Paita ha ribadito che non era sua competenza diramare un'allerta. Paita ha chiesto il rito abbreviato, che non significa ammissione di colpa ma, al contrario, che secondo lei le prove raccolte finora sono sufficienti per dimostrare la sua innocenza”. Gabriella Minervini non è presentata in aula. “Nel caso in cui si tenesse il rito abbreviato la Regione Liguria non sarebbe più resposnabile civile perchè così prevede la legge”, ha concluso Vaccaro.
LE PARTI CIVILI - Giuseppe Interrante, legale di due parti civili, ha dichiarato: “Ho esaminato la Paita per oltre un'ora e mezza e contesto la sua tesi: lei sostiene, essendo un politico, di non aver avuto la possibilità di diramare l'allerta che spettava invece ad un tecnico, ma secondo me non è così, visto che la Paita già a mezzanotte del 9 ottobre si trovava nella sala operativa della Regione e quindi avrebbe potuto diramare l'allerta che avrebbe aiutato i cittadini a tutelarsi di fronte all'emergenza”.
Per Giuseppe Gallo, difensore di dieci parti civili, “sta emergendo la diversità di vedute tra la Paita e la Minervini, allora dirigente di Protezione civile regionale, in quanto la Paita ha dichiarato che la Minervini quella notte aveva il telefono spento e fu contattabile solo dopo l'1 e 35 del 9 ottobre”.
LE PARTI DANNEGGIATE DALL'ALLUVIONE - Daniele Colombo, genovese che ebbe grossi danni per l'alluvione, uscito dall'aula per l'interrogatorio ha dichiarato: “A me non convincono le parole della Paita. Anche se è un politico secondo me aveva il dovere di emanare un'allerta per darci la possibilità di tutelare le nostre attività commerciali”.
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Alluvione 2014: concesso a Paita il rito abbreviato: così la Regione non sarà più responsabile civile
In ballo le accuse per omicidio e disastro colposi
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