Il latte genovese buttato sui prati, mentre Parmalat va a comprarlo in Cina, Francia e Romania. Si allarga a macchia d'olio la protesta degli allevatori cittadini contro la società del gruppo Lactalis, proprietaria del marchio Latte Oro, che ha scelto di non rinnovare il contratto con i produttori delle Valli Genovesi. E ora c'è chi fa appello al boicottaggio.
Da alcuni giorni gli allevatori gettano il latte sui terreni in segno di protesta. Perché quello che era lo storico brand dei latticini genovesi si svincola completamente dalla produzione locale. "Questa decisione provoca danni ingenti. Ci sono molti giovani che avevano rifatto le stalle, anche con impianti fotovoltaici, indebitandosi con mutui stellari. E ora?", si chiede Bianca Maria Lombardo, proprietaria di un agriturismo a Rossiglione, in valle Stura, dove hanno sede numerosi allevamenti.
La questione è notevole, perché nelle valli genovesi, specie quelle più vicine al Piemonte e all'Emilia Romagna, c'è la più grande concentrazione di allevamenti bovini della Liguria. Sessanta aziende rinuite in cooperativa rischiano di chiudere. "La Parmalat, anche contraddicendo rassicurazioni del passato, ignora le conseguenze sociali ed economiche delle proprie scelte sul nostro territorio", affermano Comune e Città Metropolitana di Genova in una nota congiunta. E Cristina Lodi, presidente della Commissione metropolitana per lo sviluppo economico sottolinea la necessità di "azioni dirette a sostegno dei produttori".
"Per noi è un colpo durissimo perché c'erano oltre sessanta azienda agricole che conferivano latte", commenta Katia Piccardo, sindaco di Rossiglione. "Gli allevatori stanno cercando di riorganizzarsi con il sostegno di sindaci e amministratori della Città Metropolitana, c'è una mobilitazione importante che coinvolge anche famiglie e consumatori, che si trovano senza garanzie. Falcidiare questa produzione signifca rinunciare a latte genuino e controllato", spiega Piccardo.
Mentre sui social corre la protesta e alcuni cittadini invitano a boicottare i prodotti Parmalat, il Partito Democratico con una nota di Ermini e Terrile fa sapere che "si attiverà in ogni sede a difesa delle aziende produttrici locali affinché vengano tutelati la genuinità del prodotto, la sua rigorosa tracciabilità e la seria professionalità degli Allevatori liguri, fattori di indiscusso valore che la produzione di latte proveniente da alcuni Paesi europei ed extraeuropei non garantisce"
"Parmalat si era impegnata a fare un centro di raccolta, dovevano rispettare le proprie responsabilità sociali. Stiamo pensando di organizzare una distribuzione eccezionale sul territorio con distributori mobili. I genovesi risponderebbero con piacere a questa proposta perché tra l'altro è un'eccellenza. La Regione dovrebbe farla propria", aggiunge Sergio Rossetti, consigliere regionale del Pd.
E in attesa che la politica si mobiliti affinché Parmalat faccia un passo indietro, i produttori ricordano "che è già possibile acquistare il latte locale presso la rete di distributori presenti sul territorio. "Portatevi una bottiglia e assaporate il sapore del latte di una volta", è' l'invito che giunge dall'entroterra.
"Anche i produttori della focaccia di Recco subiranno gravi ripercussioni perché, per le sue particolari caratteristiche, la focaccia di Recco deve contenere formaggio proveniente dalle valli liguri - attacca anche il Movimento Cinque Stelle - Siamo stufi di assistere impotenti mentre un'altra parte importante della nostra filiera corta sta per ricevere un altro colpo di grazia da una grande distribuzione aliena e cinica".
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Parmalat scarica il latte genovese, gli allevatori: "Lo compra in Cina"
La protesta: "Boicottateli, comprate il nostro latte dai distributori"
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