
Anche allora, dice il suo avvocato, uccise per difendersi. Ed è la stessa versione che ha fornito dopo la confessione: "Dopo la lite per un apprezzamento su due donne che erano con me, siamo usciti in strada, qui sono stato accerchiato e picchiato da quattro persone. Una mi ha puntato una pistola alla tempia, nel divincolarmi l'arma è caduta, l'ho raccolta, ho chiuso gli occhi e sparato. Io avevo difeso le donne", ha detto Mai agli investigatori.
Le due vittime erano genovesi di orgine sinti e abitavano in un Cep nel Ponente del capoluogo. I presenti avevano riferito che tutto era partito da un apprezzamento non gredito. Di qui la lite che si è spostata fuori dal locale: prima le parole grosse, poi le armi. Secondo i testimoni, Adriano è morto per difendere il figlio. Walter è stato raggiunto da un altro proiettile. Portato in ospedale in fin di vita, è deceduto dopo qualche ora.
Il delitto sarebbe stato ripreso da alcune telecamere installate in zona. Per le percosse subite, Maio, originario di Rizziconi (Reggio Calabria), si trova in stato di arresto nel reparto di detenzione dell'ospedale San Martino. La confessione e arrivata verso mezzanotte, quando è stato raggiunto dai poliziotti che lo cercavano. Maio è tornato al bar usando l'auto della moglie, poi, dopo aver sparato, è scappato a piedi rifugiandosi nella casa di un parente dove è stato trovato dalla polizia.
Secondo quanto appreso, subito dopo aver sparato Maio ha buttato la pistola, una Beretta 7,65 con matricola abrasa, poco lontano dai due corpi poi è scappato trovando rifugio da un parente. La polizia è risalita al suo nome dalle testimonianze raccolte sul posto e dopo aver identificato l'auto appartenente proprio alla moglie di Maio. Maio, che ha precedenti penali specifici, è stato interrogato nella notte dalla pm Patrizia Ciccarese e ha subito confessato.
IL COMMENTO
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