cronaca

Piredda: "C'era un passivo di 40 mila euro". Quaini: "Situazione esplosiva"
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Continua il processo sullo scandalo delle 'spese pazze' in Regione Liguria con nuove accuse tra ex esponenti dell'Idv. Maruska Piredda e Stefano Quaini - già condannati con rito abbreviato - hanno preso di mira l'ex vice presidente del Consiglio Nicolò Scialfa e l'ex tesoriere Giorgio De Lucchi.  I due sono stati sentiti come testi nel processo che vede imputati Scialfa, la Fusco, l'ex deputato Paladini e appunto De Lucchi, tutti ex Idv. "Avevo chiesto di poter vedere il rendiconto delle spese - ha detto Piredda - mi ero rivolta a Scialfa che però aveva glissato sull'argomento".

La Piredda, che divenne capogruppo all'inizio del 2012, ha riferito di avere scoperto che insieme alle ricevute delle spese per attività istituzionale c'erano anche quelle per spese personali. A questo proposito ha spiegato che, per errore, le ricevute personali erano confluite nella contabilità del gruppo. In seguito se n'era accorta e, dopo averne parlato con De Lucchi e non riuscendo a parlare con Scialfa, si era rivolta a Paladini che era il suo "superiore gerarchico".

"Mi disse di non preoccuparmi e io pensavo che le avesse fatte togliere", ha detto la Piredda su Paladini, ricordando poi una riunione in cui "giunse con un prospetto dove accanto al nome di ciascun consigliere era segnata una cifra che non corrispondeva però alle somme effettivamente percepite. Quando divenni capogruppo e andai in banca per le operazioni di voltura appresi che c'era un passivo di 40.000 euro e nessuno seppe darmi una spiegazione".

Quaini ha parlato di tensione esistente nel 2012 dovuta a una situazione preoccupante dal punto di vista finanziario e ha parlato di una gran confusione per cui "era difficile risalire a giustificativi per iniziative di carattere politico" e ha detto: "C'era una situazione esplosiva".

I problemi sarebbero iniziati nel 2010 dopo che Giovanni Dettoni (altro teste sentito che era stato assunto per la tenuta della contabilità, era stato sollevato dall'incarico dopo solo cinque mesi e, in attivo, c'erano sul conto 90.000 euro. A suo dire i contrasti sarebbero iniziati perchè lui era contrario a dare i soldi delle spese sostenute per l'attività istituzionale prima di avere i giustificativi.