
I due, che restano in carcere, in un primo momento erano sospettati di fare parte di una organizzazione terroristica e i giudici del Riesame avevano anche scritto che c'era il sospetto che potessero "usare armi o altri mezzi di violenza personale". Nel corso delle delle indagini, coordinate dal sostituto procuratore Pier Carlo Di Gennaro, non erano emersi però elementi utili a sostenere questa tesi tanto che l'accusa nei loro confronti era solo quella del possesso dei falsi documenti.
I due, al momento dell'arresto avevano detto di essere profughi siriani in fuga perché volevano convertirsi alla religione cattolica e di volere raggiungere il fratello a Londra. Poi avevano detto di essere iraniani e avevano raccontato un viaggio inverosimile da Teheran fino a Genova. Dall'inchiesta erano emersi nuovi elementi contro i due: un viaggio da Amsterdam a Milano mai raccontato e la mancata presenza delle loro impronte digitali nei data base dei Paesi che avrebbero attraversato, quando invece avevano detto di averle lasciate a tutte le autorità che li avevano fermati
IL COMMENTO
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