
I margini per una soluzione negoziale e stragiudiziale diventano più angusti, ma non si cancellano del tutto: pur nel rigore formale dell'esposizione, Gardi e Tolentino non nascondono di auspicare un ripensamento della Sampdoria, incarnata nella fattispecie dal presidente Massimo Ferrero e dal suo alter-ego Antonio Romei, rispetto a quanto preteso da Eto'o sul contratto di Olinga.
Sul merito della questione, le posizioni non potrebbero essere più lontane. La società blucerchiata sostiene che ogni pendenza o pretesa di Eto'o si sia estinta con la stessa risoluzione anticipata del contratto triennale, convenuta nel giugno dello scorso anno soltanto cinque mesi dopo l'arrivo dell'ex Pallone d'Oro africano a Genova.
Di contro, il fuoriclasse sostiene che la Sampdoria abbia cercato di rinegoziare al ribasso con l'Apollon Limassol, società proprietaria del cartellino di Olinga, i termini economici della transazione, fino a un punto giudicato inaccettabile dal club cipriota. A questo punto, sembra arduo che due visioni così inconciliabili possano ricondursi a un punto di intesa, che pure sarebbe nella reciproca convenienza.
In particolare, alla Sampdoria non giova affrontare un percorso disciplinare e giudiziario che, di là dall'esito finale, proietterebbe comunque sul club di Corte Lambruschini un alone equivoco, non distantissimo da un'immagine di inaffidabilità rispetto a un personaggio come Eto'o, che forse a questo punto Ferrero non si sarà mai pentito abbastanza di aver voluto ingaggiare. Si vedrà.
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IL COMMENTO
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