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Mentre il presidente continua a buttarla in caciara
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Se un anno fa la qualificazione Uefa rendeva divertente perfino il goffo balletto inscenato sotto la curva a Empoli, stavolta la faticosa salvezza, per la legge del risultato come canone ultimo di valutazione, ha infranto il legame di fiducia tra i tifosi della Sampdoria e Massimo Ferrero. Il presidente, ignaro o forse incurante del crescente disamore, continua a buttarla allegramente in caciara, passando con allegria dalla Madonna della Guardia a Mourinho, ma all'orizzonte c'è l'assemblea dei tifosi che lunedì 23 maggio potrebbe sancire la rottura, rispetto a un modo di condurre la società povero di risorse finanziarie quanto di rispetto per storia e valori.

Per la verità, il mondo blucerchiato tende a scindere il risentimento in due correnti: se il Viperetta ormai ha ben poco credito e ancor meno sostenitori che gli credano, aumenta il partito dei tifosi decisi a capire nei dettagli come e perché sia stata presa la scelta di rifilare, gratis e con robusta “buonentrata”, la UC Sampdoria - 70 anni il 12 agosto, sette titoli internazionali e nazionali, centinaia di migliaia di tifosi – a un personaggio rivelatosi del tutto inadeguato.

Il modo clandestino di un passaggio di proprietà notturno, che mise la piazza di fronte al fatto compiuto; la persistenza di un sostegno in denaro che contribuisce tuttora alla sopravvivenza del club; i veri criteri di individuazione di un soggetto che, nelle pubbliche vicissitudini giudiziarie, evidenziava caratteristiche esattamente contrarie a quelle auspicabili: di questo non pochi vorrebbero chieder lumi a Edoardo Garrone.

Anche perché si domandano come sia stato possibile andare a cercare un presidente, e che presidente, fino a Roma, anzi al Testaccio, quando a Recco e a Chiavari c'erano due grandi imprenditori, dichiarati tifosi sampdoriani, come Gabriele Volpi e Antonio Gozzi, che avrebbero potuto proseguire la tradizione societaria di sobrietà etica e linearità nei risultati, e che infatti stanno facendo benissimo con Spezia ed Entella.

I due sono ormai persi alla causa sampdoriana, mentre Garrone non intende rientrare: ma potrebbe essere chiamato dalla piazza, a misurarsi con la responsabilità storica di una scelta che va rivelandosi almeno superficiale. 

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