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Il presidente del Consiglio regionale avrebbe ricattato una funzionaria
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È durato complessivamente due ore e mezza, con una sospensione durante il pomeriggio, l'interrogatorio del presidente del Consiglio regionale della Liguria Francesco Bruzzone (Lega Nord), indagato per induzione alla concussione da parte del pm Massimo Terrile. Bruzzone è arrivato a Palazzo di Giustizia poco dopo le 14, e ne è uscito poco dopo le 19.

Il suo avvocato, Giuseppe Sciacchitano, ha detto: "Il mio assistito ha chiarito tutto". Poi Bruzzone stesso ha confermato in una nota: "Ritengo di avere chiarito tutto. Resto comunque sempre a disposizione della magistratura e, poiché c'è un'indagine in corso e il pubblico ministero assumerà le sue determinazioni, nel merito della vicenda non dico nulla. Per quanto riguarda le richieste di chiarimenti, che sono giunte pubblicamente da alcuni partiti politici presenti in Consiglio regionale ritengo giusto soddisfare tali richieste e, a questo scopo, ho convocato la Conferenza dei capigruppo per mercoledì prossimo".

Il presidente è accusato di avere 'ricattato' una funzionaria della Regione, Afra Serini, moglie di un pm della direzione distrettuale antimafia, Alberto Lari, chiedendole di interessarsi della inchiesta sulle spese pazze del Consiglio della Liguria in cui il presidente è indagato e facendole intendere, secondo l'accusa, che a questo sarebbe stato legato l'eventuale rinnovo dell'incarico di capo di gabinetto.

La funzionaria era stata nominata capo di gabinetto quando al governo della regione c'era il centrosinistra.
Quando è divenuta pubblica la notizia dell'indagine, il presidente Bruzzone ha spiegato che, col cambio di maggioranza avvenuto un anno fa, era venuto meno il rapporto fiduciario.

"Se a gennaio la Regione avesse adottato il codice etico, come chiedevamo noi, oggi non esisterebbe un caso Bruzzone". Lo dichiara il consigliere regionale di Rete a Sinistra Gianni Pastorino, che però puntualizza: "A differenza di chi, nel giro di pochi giorni, è passato dagli elogi interessati a condanne sommarie, noi preferiamo una linea più rigorosa: non ci bastano gli indizi per arrivare a sentenza. Ben venga qualsiasi atto che faccia chiarezza sul caso".