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"Io sono qui per ascoltare. Voglio prima capire, poi deciderò come muovermi nei prossimi mesi", riflette. Certo, i dati freschissimi delle comunali non sono incoraggianti. E se in Forza Italia c'è chi parla di rinnovamento, non è da escludere che un vecchio capitano come Scajola possa invece dimostrarsi la ricetta per recuperare i voti migrati altrove.
"Se a Roma, Milano e Napoli abbiamo preso così poco significa che qualcosa non va - osserva Scajola - Il centrodestra ha bisogno sì di unita, ma bisogna anche comunicare, dire qualcosa alla gente". Un affettuoso rimprovero, quello dell'ex ministro di Berlusconi, anche se in realtà non è stata solo la comunicazione a mancare. Leggi Roma. "Bisogna unire tutti i moderati", ripete.
E Toti potrebbe essere l'uomo chiave? "È un buon leader, ma per adesso faccia il presidente della Regione. Semmai il problema si porrà più avanti". La ricetta che uniti si vince non è definitiva perché contano i contenuti, cioè quanto si propone, non la somma dei partiti che si mettono insieme.
Poi spazio ai temi nazionali, non senza una certa cautela nei confronti del Governo: "Non bisogna usare il referendum per far cadere Renzi, ma aspettare il 2018 e organizzare i moderati. Sul referendum c'è da riflettere ancora e semmai suggerire una modifica dell'Italicum che allarghi il premio di maggioranza alla coalizione e non lo limiti al partito vincente. Questo potrebbe essere la mediazione nella scelta del referendum". Anche perché, ricorda Scajola, "il rischio di una caduta di Renzi è di trovarci un Monti bis e quindi un Fed maresciallo tedesco che arrivi in Italia e ci tratti come trattano la Grecia con tagli verticali delle pensioni.
IL COMMENTO
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