Capita raramente di poter applaudire a una iniziativa della politica, abituati come siamo a vedere scempi di ogni genere che fanno capolino dai vari palazzi del potere. Ebbene, una di tali rare occasioni è questa idea di portare la storia dei cantautori nelle scuole, facendo salire in cattedra critici autorevoli e alcuni degli stessi protagonisti di una stagione artistica in realtà mai esauritasi.
Soprattutto i genovesi hanno storicamente marcato questo filone culturale, segnando la vita, il pensiero, il costume e le relazioni di milioni di persone. Almeno quanto, se non più, di ciò che hanno fatto partiti e movimenti d'ogni sorta. Eppure, mentre si sono studiati e si studiano le vicende della politica, intesa anche in senso lato, questo aspetto del quotidiano è stato relegato fino ad oggi alla sfera del personale. Una passione coltivata nel privato, legata ai momenti particolari di ognuno, vissuti nel bene e nel male avendo come colonna sonora una delle tante, intramontabili melodie dei cantautori.
Finalmente si andrà oltre. È un progetto pilota, dunque un esperimento, ma già questo può essere un felice inizio. Il seme da cui far germogliare in Liguria un frutto da esportare nel resto del Paese. Non si poteva che partire da Genova, considerando ciò che il patrimonio che i cantautori genovesi hanno già lasciato all'intera comunità nazionale. Però sarebbe davvero un peccato se altre Regioni non seguissero l'esempio, anche considerando che molte altre parti d'Italia possono comunque mettere in campo protagonisti non secondari del genere.
L'idea consente non solo di trasformare il ricordo in memoria, ma anche di aprire la scuola ad un realtà che troppo spesso non sembra avere diritto di cittadinanza nei percorsi formativi e di studio. Per certi versi si capisce che la didattica debba avere degli itinerari fissi, è inevitabile, ma accanto ad essi è acclarato quanto sia necessario introdurre elementi di freschezza e di maggiore aderenza al mondo che circonda tutti noi.
Negli ultimi anni, ad esempio, ha preso corpo il progetto di rendere l'Università più incline a dare risposte al mondo dell'impresa, cercando cioè di far incontrare l'area formativa con le richieste provenienti dal mondo del lavoro. Inutile sfornare figure professionali di un certo tipo se, poi, il mercato ne richiede altre. In ritardo, ma ce ne siamo accorti. I passi che si stanno compiendo sono ancora piccoli, soprattutto se confrontati a ciò che accade in altri Paesi europei, Germania in testa, ma da qualche parte e in qualche modo bisogna pur cominciare.
Allo stesso modo, sarebbe auspicabile che l'idea di portare i cantautori nelle scuole facesse sbocciare anche quella di introdurre l'economia fra le materie di studio fin dalle medie inferiori. Ormai non c'è aspetto della vita quotidiana che non richieda un minimo di conoscenza delle dinamiche economiche.
Non si pretende, certo, di trasformare ogni studente in un potenziale economista (categoria che, oltretutto, non sempre ci azzecca e sa preconizzare certe fasi dell'economia). Ma far apprendere la differenza fra un'azione societaria e un'obbligazione, insegnare che cosa significhi e quale impatto abbia il tasso d'inflazione piuttosto che spiegare come il debito pubblico e il deficit annuale incidano sulla vita comune sarebbe un'operazione e di conoscenza che diventa consapevolezza di quanto circonda ognuno di noi. Assicurando, di conseguenza, maggiore libertà e più tutela di fronte a certi pescecani a volte dissimulati dove meno te lo aspetti.
Se questo minimo sindacale di conoscenza-informazione fosse già esistito, ad esempio, molti sarebbero sfuggiti al triste destino che per loro hanno scritto vigliacchi gestori di certe banche. Non è poco se potremo mettere al riparo da simili disastri le future generazioni, già abbastanza gravate da lasciti fin troppo pesanti in termini previdenziali e ambientali, giusto per citare due casi conclamati.
Una ragione in più, dunque, per apprezzare l'iniziativa sui cantautori. Già da sola vale molto. Varrà moltissimo se aprirà gli occhi su altri versanti. Ricordando che parole e musica spesso hanno scandagliato il sentimento personale nascendo anche da una lettura del mondo ben più ampia. Sociale, politica, economica. Non sono solo canzonette.
politica
Con i cantautori portare a scuola anche le basi dell'economia
Più conoscenza uguale più libertà (e tutela dai pescecani)
3 minuti e 26 secondi di lettura
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