A mezzogiorno un minuto di silenzio si è svolto in tutte le stazioni ferroviarie della Liguria. Una iniziativa dell'assessore regionale ai trasporti Gianni Berrino dopo l'incidente ferroviario in Puglia. "Ci uniamo al dolore delle famiglie delle vittime del drammatico incidente ferroviario avvenuto tra Ruvo e Corato in Puglia. Pertanto accogliamo la proposta del Comitato pendolari Genova-Milano e Comitati pendolari federati-Assoutenti nell'osservare, a mezzogiorno, un minuto di silenzio in tutte le stazioni della Liguria".
E IL RADDOPPIO NEL PONENTE LIGURE? - Il raddoppio ferroviario del Ponente è una battaglia storica di Primocanale e del senatore Maurizio Rossi. L'ultima frenata da parte del Governo, col Cipe che ha bloccato i fondi già stanziati, ha gettato le tenebre su un'opera che la Liguria attende da oltre un secolo. Un imbuto logistico, certo, perché il binario unico comporta lentezza, scarsa qualità del servizio, costi elevati e isolamento totale in caso di guasti o inconvenienti sulla linea. Ma soprattutto un grosso problema di sicurezza. E il disastro della Puglia è lì a dimostrarlo, col suo grave bilancio di vite umane. A prescindere dalle responsabilità contingenti che andranno accertate, quanti tributi di sangue serviranno ancora per dotarsi di infrastrutture adeguate?
CONTINUANO LE RICERCHE - "Dallo spostamento della locomotiva sono emersi altri resti umani", fa sapere Clara Minerva, prefetto Bat. Al momento il bilancio ufficiale resta di 27 morti accertati e 15 feriti ancora ricoverati negli ospedali pugliesi, di cui quattro in gravi condizioni. Al Policlinico di Bari, dove è stato completato il riconoscimento delle salme, si è avuto qualche momento di tensione tra parenti e personale dell'istituto di medicina legale. Mentre anche oggi c'è la coda per donare il sangue in tutti gli ospedali della Puglia.
LE INDAGINI - Un pool di magistrati coordinerà le indagini e potrebbero essere presto iscritti i primi indagati. La procura di Trani indaga per omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario. L'ipotesi è quella di un errore umano, ma non si escludono tutte le altre ipotesi, compresa quella del guasto. Intanto emerge un particolare: erano due i treni delle Ferrovie del Nord Barese provenienti da Corato e diretti verso nord e uno di questi due convogli viaggiava con qualche minuto di ritardo: questa circostanza potrebbe aver indotto il capostazione di Andria a dare il via libera al treno fermo in stazione. Il convoglio, circa dieci minuti dopo la partenza da Andria, si è scontrato con il treno proveniente da Corato. Ulteriori dettagli emergeranno dall'esame delle scatole nere. Sono stati inoltre acquisiti i registri delle stazioni di Andria e Corato, i filmati delle telecamere lungo la linea e le comunicazioni telefoniche, trascritte nei fonogramma, tra i capistazione dei due scali.
L'indagine dovrà accertare non solo chi ha sbagliato, ma se chi ha sbagliato è caduto in errore da solo o se è stato indotto in errore da altri. Dovrà poi verificare l'adeguatezza del sistema di controllo rispetto alle norme in vigore, e i tempi del raddoppio della tratta e di ammodernamento del sistema di controllo del traffico.
Sotto accusa viene messa la linea unica. E c'è chi punta il dito contro la mancanza di sistemi automatici di supervisione della linea ferroviaria: in quella tratta, infatti, viene ancora usato il cosiddetto 'blocco telefonico', cioè la comunicazione telefonica del via libera sul binario unico. I due convogli erano ultramoderni, uno del 2005 e l'altro del 2009, dotati di sistemi frenanti efficienti.
TENSIONE TRA I PARENTI DELLE VITTIME - All'istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari alcuni parenti volevano entrare ma il personale ha chiesto di fare entrare solo due congiunti. "Dobbiamo vedere i nostri cari che sono morti - hanno urlato i parenti spingendo per entrare - dobbiamo stare tutti vicini". A quel punto il personale ha provato a chiudere le porte ma appena una delle ante è stata socchiusa, molte persone hanno urlato "vergogna", e in lacrime hanno detto "non è possibile essere trattati così, abbiamo i nostro morti là dentro". Poco dopo la situazione è tornata alla normalità e le porte sono rimaste aperte. Tra i parenti in attesa anche il cognato della mamma di Francesco Tedone, 19 anni, morto nel violento impatto: "Stava tornando a casa - dice - era andato a trovare un'amica".
MACCHINISTA A UN PASSO DALLA PENSIONE - Il macchinista morto nell'incidente ferroviario tra Andria e Corato si chiamava Pasquale Abbasciano ed era a un anno dalla pensione. Lo riferiscono alcuni suoi amici all'esterno dell'istituto di Medicina legale. Secondo quanto riferito dai conoscenti, era di Andria e scherzava spesso sul fatto che sarebbe andato presto in pensione. A quanto si apprende, inoltre, qualche anno fa Abbasciano sarebbe rimasto coinvolto in un deragliamento leggero dello stesso treno ma senza conseguenze.
cronaca
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Minuto di silenzio nelle stazioni in Liguria
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