
L'ultimatum è partito con una lettera inviata alle associazioni dei lavoratori chiamati a riprendere quelle trattative che si sono interrotte nel maggio scorso e che prevedevano un intervento dello Stato per mantenere in piedi l'Orchestra. Per quanto riguarda i professori di orchestra, sono a rischio i posti di quattro violini su quattordici: un flauto su due, un clarinetto su due e una tromba su due, un fagotto su due. Sul versante amministrativo un impiegato su quattro e su quello della produzione uno su quattro.
L'azienda replica che non c'è la volontà di licenziare queste dieci persone, ma soltanto di riaprire le trattative con i sindacati Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil e Fials-Cisal, che appaiono spaccati sul tema dell'accordo integrativo. In caso di licenziamento, l'azienda recupererebbe 400-500 euro annui che a oggi mancano per far stare in equilibrio il bilancio della Fondazione. La cifra potrebbe essere recuperata attraverso tagli sugli stipendi e la rinuncia ad alcune indennità.
Nel 2015 il bilancio della Sinfonica era di circa 2,5 milioni, con entrate derivanti dal Comune, 800 mila euro; dal ministero 746 mila; dalla Regione 90 mila euro; da attività concertistica 180 mila euro e dalla Rai 220 mila euro.
IL COMMENTO
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