Accumoli, Amatrice, Pescara del Tronto. Paesi a cavallo degli Appennini, di cui molti non avevano mai sentito il nome. Paesi che oggi giacciono in rovina e piangono la loro ecatombe. Paesi che andranno ricostruiti pezzo per pezzo, non appena finirà questo inferno di macerie e scosse continue.
La palestra di Ascoli Piceno, nelle Marche, ospita i funerali delle prime 35 vittime nel giorno in cui è stato proclamato il lutto nazionale. Bandiere a mezz’asta in tutto lo Stivale, anche in Liguria sui Palazzi dei Comuni e in Regione. I siti web delle istituzioni e della stampa sono listati in nero.
In ognuna di quelle bare ci sono nomi e cognomi, storie, legami spezzati. La conta delle vittime è un mero esercizio matematico, ormai il numero è prossimo ai 300. Sulla bara della piccola Giulia, morta per proteggere la sorellina Giorgia, c'è la lettera anonima di un vigile del fuoco: “Scusa se siamo arrivati tardi – recita il messaggio – Quando tornerò all’Aquila saprò che c’è un angelo che mi guarda dal cielo, ti voglio bene”.
“E adesso, Signore, che si fa?”, si chiede il vescovo ascolano Giovanni d’Ercole nell’omelia. Poi il messaggio di speranza: “Non abbiate paura di gridare la vostra sofferenza, ma non perdete coraggio. Insieme ricostruiremo le nostre case e chiese”. Un parente non regge al dolore e si sente male. Ai funerali erano presenti le più alte cariche dello stato: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il primo ministro Matteo Renzi, i presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Pietro Grasso.
Nella stessa giornata la visita ai feriti e agli sfollati nei vari ospedali e nelle tendopoli. “Io vi aiuterò, ditemi cosa è meglio per voi”, promette Renzi accompagnato dalla commossa moglie Agnese. Mattarella si ferma a lungo coi parenti delle vittime e ringrazia i volontari per tutto il lavoro fatto fin qui. “Non vi lasceremo soli, non vi preoccupate”, dice.
"Oggi è il giorno del dolore per tutti noi. È il dolore delle mamme, dei papà, dei nonni, dei figli, dei nipoti, dei cugini, degli zii e degli amici. Ognuno di noi in queste ore drammatiche ha sofferto, ha pianto e per fortuna a volte, grazie all'incredibile lavoro dei soccorritori, ha anche gioito con le popolazioni colpite dal terremoto. Ed è per queste emozioni che mi sento di dire che non siete soli e non lo sarete mai. Il nostro sentito grazie infine va ai tanti liguri che hanno donato il sangue, alle unità cinofile della Protezione Civile Regionale che hanno operato sul posto e ai nostri tecnici che si recheranno sui luoghi colpiti dal sisma nelle prossime settimane per le verifiche statiche degli edifici rimasti in piedi dopo il terremoto, scrive il presidente della regione Giovanni Toti sulla sua pagina Facebook.
Crescono di ora in ora le iniziative di solidarietà per Amatrice e tutto il centro Italia colpito dal sisma. La Protezione Civile ha già raccolto più di 6 milioni di euro con le donazioni telefoniche. Moltissime le sottoscrizioni aperte, tra queste quella del Rotary Club insieme a Primocanale.it (clicca qui per donare). Tante anche le iniziative legate alla pasta all’amatriciana, che doveva essere festeggiata proprio durante questo weekend nel paese che le ha dato il nome. Negli ospedali tra feriti più o meno gravi c’è anche il sangue donato in questi giorni da tutti gli italiani. Piccoli gesti di grande valore, mentre ci si rialza tutti insieme, ancora una volta.
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Terremoto: i primi funerali nelle Marche. Lutto nazionale, bandiere a mezz'asta
Il vescovo: "Signore, che si fa?". Renzi e Mattarella: "Vi aiuteremo"
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