
Alla Spezia la situazione è analoga: la soluzione di un candidato della società civile esterno alle correnti (potrebbe essere il magistrato Maria Cristina Failla) può trovare consensi, ma c'è un candidato renziano già in corsa (Corrado Mori) e farlo ritirare avrà un "costo" in termini di trattative interne.
Ma anche negli altri schieramenti ci sono nuvole da spazzare: i grillini, tormentati dalla vicenda romana, alla Spezia hanno scelto il candidato senza "comunarie", è l'ambientalista Marco Grondacci. Il diretto interessato già scrive e parla da candidato, ma a Genova dicono che ancora non c'è nulla di ufficiale neppure nel levante ligure. Il vero problema è il livello di autonomia da concedere al candidato sindaco: nella scelta dei programmi, ma anche negli uomini da proporre in una eventuale giunta.
A Genova sanno bene che il nome del candidato uscirà invece dopo un percorso più travagliato, perchè da una parte c'è il Movimento 5 Stelle della prima ora (quello del consigliere comunale Putti), dall'altra i grillini "moderni" legati alla consigliera regionale Alice Salvatore. Chi la spunterà dovrà saper dialogare con chi rimarrà in minoranza, con o senza "comunarie", un po' come si faceva nelle correnti della DC.
Nel centro destra invece l'obiettivo è chiaro: ripetere l'esperienza di Toti in Regione e quella di Ilaria Caprioglio a Savona. Aspettare e uscire allo scoperto a pochi mesi dalle elezioni, con un nome potenzialmente vincente, sia a Genova che alla Spezia. Ma rispetto alle precedenti tornate elettorali, i rischi di non trovare un candidato all'altezza e quello di non riuscire a mettere insieme una formazione che vada da NCD alla Lega sono più alti.
E se dovesse saltare il modello-Toti, tutto diventerebbe estremamente complicato. Per questo anche le pretese dei seguaci di Salvini e Alfano potrebbero essere un prezzo alto da pagare.
IL COMMENTO
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